Oltre la clausura. Apre al pubblico la vigna urbana più antica di Venezia

di Andrea Guolo

Con il lancio di Harmonia Mundi, prodotto da Santa Margherita, il convento di San Francesco della Vigna accoglie una volta al mese un piccolo gruppo di wine lovers

Il vigneto urbano più antico di Venezia, quello del convento di San Francesco della Vigna, “adottato” da Gruppo Santa Margherita e oggi in grado di produrre una bollicina in edizione super limitata – 1.107 bottiglie, destinate a essere consumate in laguna e a eventi speciali – da oggi è visitabile per i wine lovers, sebbene per piccolissimi gruppi e soltanto una volta al mese. Si tratta di un’esperienza da pianificare per tempo, e non sarà facile trovare posto, ma il sistema di prenotazione è aperto attraverso il sito dedicato alle esperienze nelle tenute del gruppo veneto, famoso in tutto il mondo per i suoi vini a cominciare dal Pinot Grigio. L’etichetta appena presentata e ottenuta dalle uve coltivate nella città lagunare, invece, si chiama Harmonia Mundi ed è il primo spumante realizzato a Venezia con uve Glera e Malvasia. Si tratta di un metodo Charmat lungo, con sosta prolungata sui lieviti di almeno sei mesi, frutto di uve vendemmiate il 30 agosto 2022 e con vinificazione effettuata nelle cantine della sede principale del gruppo, sempre in provincia di Venezia. Il numero di bottiglie non è casuale: 1.107 sono anche i metri lineari lungo i quali si dipana il vigneto, coltivato nei chiostri di San Francesco della Vigna fin dal lontano 1253. Per accedervi occorre superare una porticina con la scritta “clausura”, e già questo fa capire come di base sia un luogo dove l’accoglienza ai visitatori non rappresenta la prassi. “Invece – ci racconta in quest’intervista Alessandro Marzotto, esponente della famiglia proprietaria – con questa nuova iniziativa abbiamo aperto la possibilità di superare il limite della clausura”.

Harmonia Mundi sarà in vendita soltanto a Venezia

In che modo?

Questo non è certo il luogo per accogliere grandi numeri di visitatori, ma in accordo e nel rispetto delle attività e della quiete del convento, abbiamo ottenuto il consenso dei frati per organizzare, una volta al mese e per un massimo di 25 persone, la visita di un vigneto unico al mondo.

Come si fa a prenotare la visita?

Finché si trova posto è abbastanza semplice, basta collegarsi al sito di Gruppo Santa Margherita e navigando tra l’offerta delle attività di accoglienza c’è la pagina dedicata alla vigna di San Francesco, con il calendario delle visite e la possibilità di prenotazione.

Le uve durante il trasporto da Venezia alla cantina di Santa Margherita

Questa esperienza si aggiunge a una collezione già ampia, considerando tutte le vostre tenute.

Ci teniamo molto all’ospitalità e all’accoglienza nelle nostre cantine. Riteniamo che sia un modo bellissimo per condividere quel che facciamo e far capire ai wine lovers le espressioni di un territorio. Non esiste un modo migliore per comprendere il vino se non quello di visitare la cantina, degustare il prodotto e confrontarsi con il team dell’accoglienza.

Quali sono le esperienze che oggi vanno per la maggiore?

Ormai è il vigneto al centro di tutto. Un tempo le visite erano concentrate in cantina, che resta sicuramente il luogo ideale per comprendere come si conserva e come si trasforma tutto quel che di buono viene realizzato in vigna. Ma l’esperienza più importante avviene all’aria aperta, grazie alle differenti formule ideate per accompagnare l’enoturista, dai trekking ai picnic.

Che evoluzione avrà l’enoturismo in Italia?

L’interesse aumenta costantemente. Da diversi anni mi occupo di enoturismo all’interno del gruppo e, rispetto agli inizi, noto un livello di preparazione sempre più alto tra chi segue l’accoglienza. Resta naturalmente tanta strada da fare sia in termini di orario – ed è un aspetto che cambia l’organizzazione delle cantine, che sono per loro natura dei luoghi di lavoro e non di visita, ma del resto le visite avvengono perlopiù nei fine settimana e pertanto le cantine devono assecondare la domanda del mercato e si devono attrezzare per prolungare le aperture – sia di formazione del personale addetto. L’enoturista per il settore del vino è fondamentale, perché rappresenta l’alleato che ci permetterà di divulgare la cultura del prodotto.

VIsta dall’alto del vigneto di San Francesco a Venezia

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