Vinum Hotels, in Alto Adige una rete di strutture pensata per i wine lovers

di Giovanna Moldenhauer

In provincia di Bolzano, sono ben 29 gli alberghi del vino, tutti a conduzione familiare. Si trovano nelle zone vinicole e sono gestiti da appassionati che hanno uno stretto rapporto con il loro territorio

Incontriamo Eduard Bernhart, direttore del Consorzio Vini Alto Adige, per capire le connessioni tra il mondo del vino, dato che dirige il Consorzio altoatesino da quattro anni, e il contesto di esperienzialità che fa interagire il mondo del vino con gli altri settori legati al mondo del food e del turismo con eventi spesso rivolti agli appassionati oltre che a operatori e stampa.

VINO PROTAGONISTA NEGLI HOTEL

Dove organizzare un’esperienza? Per esempio, nei Vinum Hotels la vacanza diventa un’esperienza sensoriale dove il protagonista è il vino, dove si possono degustare le migliori etichette altoatesine e internazionali, oltre che partecipare a numerose attività culturali e di benessere. In questo modo è possibile vivere esperienze autentiche, come le persone e i vini di questa antica regione vinicola.

“Il nostro vino – esordisce Eduard – incarna in modo inimitabile la ricchezza di sfaccettature del nostro territorio montano, combinando influssi alpini e mediterranei. Questa tradizione si tramanda da generazioni e da forte impulso all’innovazione, perfezione e intuizione, qualità e creatività, disinvoltura e affidabilità”.

Eduard Bernhart, direttore Consorzio Vini Alto Adige (foto di Alex Filz)

LE SETTE ZONE

Senza dubbio per vivere un’esperienza a stretto contatto con tutte le sfaccettature del mondo del vino è un’idea curiosare tra i 29 alberghi Vinum Hotels, tutti a conduzione familiare, in cui tutte le strutture si trovano nelle zone vinicole della regione e sono gestite da grandi appassionati di vino che hanno uno stretto rapporto con il loro territorio. Gli albergatori prendono per mano gli ospiti e li portano alla scoperta dei vigneti e delle cantine da cui provengono i vini più pregiati. Situati in ben sette zone differenti, è possibile scegliere tra: la zona vinicola di Merano e dintorni dove è presente da sempre la Schiava Colli di Merano, accanto al delicato Pinot nero, alla grande eleganza del Gewürztraminer e Pinot bianco. Seguono le temperature diurne costantemente più alte della Bassa Atesina che dona un carattere mediterraneo al paesaggio e ai vini. Dalle uve Merlot e Cabernet di livello internazionale, ai Pinot neri più famosi d’Italia, fino a Sauvignon, Pinot bianco e Gewürztraminer. Poi sfrattata quasi interamente dal fondovalle a causa dell’espansione dei meleti, la viticoltura si è ritirata sui dolci pendii della Val d’Adige, dando vita all’omonima zona vinicola. La qualità dei vini è straordinaria, dal Sauvignon a Chardonnay e Pinot Bianco, fino ai rossi fruttati, Lagrein e Merlot. La zona vinicola Oltradige comprende Appiano e Caldaro. La straordinaria quantità dalla vellutata Schiava alle varietà di Pinot, passando per Merlot, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon e Chardonnay. La valle altoatesina famosa per il vento da vita alla zona vinicola Val Venosta dove si trovano Gewürztraminer e Pinot Bianco dalla fresca acidità di montagna, Pinot nero e una piccola produzione di Zweigelt, raro autoctono condiviso con l’Austria. D’estate spesso e volentieri nella conca di Bolzano si registrano le temperature massime più alte d’Italia. Qui si sviluppa la zona vinicola Bolzano e dintorni che da uno straordinario Lagrein, oggi uno dei cavalli di battaglia dei rossi altoatesini, e una versione più corposa della Schiava altoatesina, particolarmente apprezzata dalla critica di settore. La roccaforte dei bianchi è la zona vinicola Valle Isarco in cui le calde giornate estive e le fresche nottate autunnali regalano a queste uve una compattezza e una concentrazione di aromi straordinarie.

DIVERSE COMBINAZIONI

Ogni Vinum Hotel, pur condividendo la filosofia del gruppo, ha le sue peculiarità. Per questo sono stati creati degli abbinamenti a tema che potrebbero facilitare nella scelta della struttura giusta per la propria vacanza. Si va da Vino & tradizione dove gli hotel sono veri e propri custodi della storia e la vacanza diventa occasione per scoprire tradizioni, usi e costumi altoatesini, a Vino & design per una vacanza bella anche esteticamente, in strutture dalle linee precise e forme futuristiche, con arredi innovativi e accessori di classe. Da Vino & benessere dove trovare saune, massaggi e beauty center per un benessere totale, a Vino & attività per praticare sport e andare alla scoperta delle montagne dell’Alto Adige a piedi e in bicicletta. Infine Vino & romanticismo comprende gli hotel per innamorati, alla ricerca di un nido d’amore lontano dalla frenesia di tutti i giorni.

NUMERI E STORIA DELL’ALTO ADIGE

L’Alto Adige si colloca fra l’Austria e la Svizzera, in territorio italiano, fra le guglie più ardite e il paesaggio mediterraneo, fra la cultura italiana e il mondo germanofono, tra una sana curiosità cosmopolita e l’amore per le proprie tradizioni. Come estensione, l’Alto Adige è uno dei territori vinicoli più piccoli d’Italia, ma grazie alla sua posizione geografica è anche uno dei più variegati. La viticoltura, infatti, si estende dai piedi dei massicci alpini più elevati a Nord, fino ai vigneti di un paesaggio decisamente mediterraneo a Sud. 5.000 viticoltori si dividono una superficie vitata di poco più di 5.600 ettari, distribuita nelle zone climatiche più disparate, su terreni diversi e a quote che variano fra 200 e più di 1.000 metri di altitudine. Un terroir quanto mai differenziato fa sì che tanti vitigni trovino condizioni di crescita ideali. Nel vigneto e in cantina, i vignaioli altoatesini possono contare su un’esperienza maturata e tramandata di generazione in generazione, combinandola all’attenzione crescente per una viticoltura naturale e sostenibile, e alla voglia costante di rinnovarsi. Vignaioli indipendenti, cooperative e Tenute da decenni raggiungono grandi risultati anche grazie al contributo, da sempre tutelato e salvaguardato, che proviene da piccole strutture a conduzione familiare. Insieme, ma lasciando a ciascuno la propria impronta, perseguono l’obiettivo dichiarato di proteggere la natura, tutelare le tradizioni, salvaguardare il territorio inteso come fattore identitario e patrimonio comune e guardano al futuro in un’ottica di sostenibilità ambientale per le future generazioni.

Già nel 1893, ad Andriano, Terlano ed Egna nacquero le prime cantine sociali, che da quel momento cominciarono a vinificare in impianti centralizzati le uve conferite da tutti i viticoltori associati, distribuendo i vini ottenuti con il proprio nome. Fino allo scoppio della Prima guerra mondiale, se ne sarebbero aggiunte altre 13.

Nel 1931, il Regio decreto sui vini tipici stabilì una certa delimitazione geografica delle zone d’origine, e quel provvedimento, che per primo introdusse tutele e garanzie qualitative, fu l’antesignano della Legge del 1963 che introdusse il regolamento DOC, stabilendo per la prima volta in Italia una “denominazione d’origine controllata” a tutela dei consumatori. Oggi, il 98,8% di tutta la superficie vitata dell’Alto Adige è soggetta al disciplinare DOC, ed è la percentuale più alta fra tutte le regioni italiane. Dal 1980, i vini dell’Alto Adige hanno imboccato una fase di profondo rilancio che non si è mai arrestata fino ad oggi, e il merito va a una serie di vignaioli animati da grande coraggio e lungimiranza, che scelsero con coerenza la strategia dell’innovazione qualitativa: la vinificazione delle uve per vigneto, la riduzione drastica delle rese e l’adozione di tecniche e metodologie d’avanguardia hanno prodotto un salto di qualità sorprendente.

Dal 2007, tutti i soggetti che ruotano intorno al mondo del vino in Alto Adige si sono organizzati nel Consorzio Vini Alto Adige. Da quel momento, partendo dal mercato italiano il Consorzio ha aperto la strada allo sbocco su molti nuovi mercati internazionali. Allo stesso tempo, questa provincia si è affermata come zona di produzione italiana più apprezzata per i vini bianchi, come dimostra il fatto che da anni vanta il maggior numero di premi e riconoscimenti in rapporto alla superficie coltivata.

“L’ambizione, la perseveranza e la precisione le abbiamo nei nostri geni e siamo molto esigenti, soprattutto con noi stessi. Scaliamo una cima e già pensiamo alla prossima, proiettandoci sempre un passo più avanti. Da qui scaturisce la nostra tendenza alla qualità, che si esprime nei nostri vini e in una sinfonia di gusti che appaga tutti i sensi”. sottolinea Bernhart.

foto di Florian Andergassen

Il TASTING: TRE ESPRESSIONI DI SCHIAVA

Concludiamo questo approfondimento con 3 vini da uve Schiava ottenuti in particolare da viti vigne sia centenarie che datate anche di 70 anni. Questo vitigno autoctono vanta tracce documentali che risalgono al tardo Medioevo, e dal Cinquecento è sempre stata la varietà di riferimento nella viticoltura altoatesina. Dalla Schiava s’ottengono perlopiù vini leggeri, a basso contenuto tannico e alcolico, con diverse individualità e tipicità. Il Santa Maddalena, ad esempio, spicca per le sue doti di pienezza, mentre il Lago di Caldaro e il Colli di Merano sono più morbidi e speziati al palato. Si beve d’estate fresco e più temperato d’inverno con tannini vellutati, acidità morbida con note fresche di lampone poco maturo, uva pressata, mirtillo rosso, fragola di bosco. È un vitigno che riesce a invecchiare benissimo, anche se non ha grandi acidità o tannini importanti.

“È il nostro vino – conclude Eduard – di ogni giorno, perfetto con i piatti della tradizione, ma assolutamente fantastico nelle espressioni degli anni passati ottenuti perlopiù da viti vecchie”.

GIRLAN – Gschleier Vigne Vecchie Schiava Alto Adige DOC 2020

Gschleier è sicuramente una delle zone di viticultura altoatesine più rinomate. Le vigne vantano infatti un età tra gli 80 e 110 anni, un’unicità nella viticultura altoatesina. Le vigne si trovano a un‘altezza di 450 metri di altitudine, su terreni di conformazione calcarea, argillosa e ghiaiosa. La posizione e l’esposizione del pendio garantiscono un’insolazione ottimale che fa nascere un vino con un grande potenziale d‘invecchiamento. La vendemmia avviene manualmente in piccoli contenitori per il trasporto in cantina. Dopo la diraspatura il mosto viene portato con gravitá nei tini d‘acciaio inox per la fermentazione. A fermentazione malolattica avvenuta matura per 9 mesi in grandi botti di rovere e 6 mesi in bottiglia. Schiava, detta Vernatsch nel lessico locale, è elegante, corposa, con tannini fruttati accompagnati da una sapidità decisa. Rimane un vino con un potenziale d‘invecchiamento superiore alla media.

MANINCOR –Lago di Caldaro Classico Der Keil Alto Adige DOC 2021

Questa schiava proviene da una vigna a 250 metri, con esposizione verso sud e vista lago, tra i vigneti più caldi dell’Alto Adige. Le vigne centenarie sono radicate in un terreno calcareo, argilloso-sabbioso. Il sistema d’allevamento è quello tradizionale a pergola. Per l’annata 2021 i grappoli sono stati raccolti a metà settembre. Per la vinificazione la fermentazione è avvenuta in tini di legno, in modo spontaneo grazie ai lieviti indigeni. Durante i cinque mesi della maturazione in botti di rovere e a contatto coi lieviti si sono affinati sia aroma che gusto. Questo vino ha un colore rosso rubino brillante nel calice. Al naso ha note delicate di ciliegie e mandorle tostate, per poi avere all’assaggio intensità, scorrevolezza, tannini setosi, freschezza a equilibrare il sorso con una piacevole persistenza in bocca.

ROTTENSTEINER – Santa Maddalena Classico Vigna Premstallerhof Alto Adige DOC 2021

Il vino prodotto con Schiava (93%) e Lagrein (7%) proviene da un vigneto a pergola degli anni ‘80, su un suolo sabbioso porfidico, un’esposizione a sud-est, con una parte di viti anche di 70 anni e per la restante parte di una media dai 30 ai 35. Il maso Premstallerhof e il relativo vigneto si trovano a Santa Maddalena a un’altitudine di 400 a 500 metri ed è sicuramente non solo uno dei più grandi masi della zona, ma anche uno dei migliori dal punto di vista qualitativo. Dal 1962 il maso Premstaller è di proprietà della famiglia Vogel, importatori di vino svizzeri che con questo maso hanno realizzato il sogno della vita. Il maso viene lavorato direttamente dalla signora Getrud Vogel in modo biodinamico. Per la vinificazione dopo la fermentazione nel serbatoio in acciaio il vino matura in parte in botti di rovere. Esordisce con un intenso rosso rubino, un aroma fine di viola e ciliegia, un sapore pieno con tannini morbidissimi, il tutto con una bella persistenza, restando un vino che non appassiona solo agli amanti della Schiava.

Photo @ Alex Filz, Florian Andergassen, Consorzio Vini Alto Adige, Girlan, Manincor, Rottensteiner