Monferrato day 2, in bici da Canelli ad Agliano

di Andrea Guolo

Enoturismo in Piemonte. Partenza dall’agriturismo Le Due Cascine, tra i motociclisti tedeschi, e arrivo alla cantina Dacapo. Nel mezzo, soste a L’Armangia, Cascina Castlet e Cascina Perno (Poderi Rosso Giovanni). In tutto fanno meno di 30 km percorsi con calma in una giornata intera

I tedeschi ci hanno fatto compagnia fino a tarda notte. Un gruppo formato da trenta motociclisti in libera uscita, giunti in Monferrato per bere birra e già questo potrebbe bastare per catalogarli, ha rallegrato la nostra notte sghignazzando come dei pazzi sia dopocena sia prima di colazione. Lasciamo così Le Due Cascine, con gli occhi ancora un po’ pesti dal sonno e ripromettendoci di tornare in piena estate, quando la piscina sarà in funzione e quando i nostri amici tedeschi saranno al mare o al lago di Garda, ma non tra le colline patrimonio Unesco e non a Le Due Cascine dove, peraltro, i prezzi del ristorante sono modici e ti preparano un’ottima tartare di fassona.

L’ARMANGIA OVVERO IL RISCATTO DI CANELLI

La prima tappa del secondo giorno è L’Armangia a Canelli. Per arrivarvi in bici ci sono due possibilità. La più breve è inizialmente in discesa e poi tutta in piano, ed è naturalmente la più veloce ma anche la più trafficata e si attraversa pure una zona industriale. Il consiglio quindi è di salire lungo la collina lungo la strada Marziano, con una settantina di metri di salita e poi giù in discesa, godendosi il panorama e con scarse possibilità di incrociare un’auto. L’ottobrata incredibile ci regala una mattinata appena fresca e il sole tenue già fa breccia tra le nebbie, rendendo l’atmosfera ovattata e magica. L’Armangia è il regno di Ignazio Giovine con la moglie Giuliana. Sono produttori Fivi, ed è l’unica credenziale che parrebbe interessare loro perché qui più che alle “etichette” si bada alla sostanza. La famiglia Giovine fa vini da metà Ottocento, il padre era allergico ai solfiti e ha passato sostanzialmente tutta la vita vinificando con il più basso livello possibile di solfiti per poter bere in santa pace e in piena salute. Ignazio ha iniziato da zero e ha chiamato la sua azienda con un termine, armangia, che in piemontese significa rivincita. Perché? Un tempo Canelli era la città ostaggio della grande industria del Moscato, che poi significava prezzo basso e qualità. La sfida era quindi valorizzare il territorio ed esserci riuscito, per Ignazio, è stata una rivalsa. Le visite partono tendenzialmente dalla vigna (11 ettari di vigneto attorno all’azienda) perché, come dice Ignazio: “Dobbiamo smettere di raccontare come facciamo il vino e di essere sempre così tecnici. Quando partiamo dalla terra, la gente capisce, ci segue, ci apprezza”. Tra le proposte di visita con degustazione compare L’Armangia Easy, ed è da non credere… Offrono tre calici gratis e la domanda sorge spontanea: perché lo fate? “Perché tanto non la chiede nessuno, tutti partono dalla formula con almeno cinque vini diversi” replica Ignazio. In sostanza, è un’offerta speciale per chi si avvicina al mondo del vino e la scelta non può che essere apprezzata. Del resto, la produzione aziendale è molto ampia, pur avendo un numero contenuto di bottiglie. Si comincia dall’Alta Langa e si conclude con il Moscato d’Asti. La linea comune tra tutti calici è quel che piace a Ignazio: acidità, salinità, freschezza.

Le etichette di Cascina Castlet

LE ETICHETTE ICONICHE DI CASCINA CASTLET

La trasferta verso Cascina Castlet inizia con una serie di pause-foto, che continueranno a più riprese perché il paesaggio, chilometro dopo chilometro, si fa sempre più bello. Sul navigatore abbiamo impostato un percorso interno che passa attraverso Piana del Salto, Boglietto e Loreto. E siccome non c’è navigatore che non riservi qualche sorpresa, finiamo subito sulla prima strada sterrata del nostro viaggio, che potrebbe crearvi qualche difficoltà con bici non attrezzate adeguatamente. Ci sono dei tratti di dura salita alternati a brevi discese e lunghi e gradevoli passaggi in costa e in piano. Chi pensa che l’autunno sia la stagione più bella per pedalare di cantina in cantina ha tutte le ragioni e la giornata di oggi ce lo conferma. È un lunedì, per strada ci sono meno auto (ma sempre troppe per i nostri gusti) e ce la godiamo davvero come poche altre volte. La goduria scompare improvvisamente nella salita “pantaniana” di Biancetti, dura da scalare anche con la pedalata assistita. Chi vi scrive si è trovato, non volendo, con la ruota anteriore in fase di decollo e le sacche appoggiate all’asfalto causa eccessiva pendenza non compensata da un buon ritmo di gamba. In altre parole, sono finito con le terga per terra. Il breve tratto di strada che conduce alla chiesa della Madonna di Loreto, protettrice degli aviatori, è ottimo per riprendere confidenza con il mezzo, fare l’ennesima foto questa volta al monumento con tanto di aereo e infine imboccare l’ultimo tratto di strada che ci porta finalmente da Castlet. Prima di entrare in cantina è d’obbligo un’altra foto, seduti in una delle tante panchine giganti che sono l’icona enoturistica del Monferrato e delle Langhe. Cascina Castlet è un’azienda di proprietà di Mariuccia Borio, alla cui famiglia appartiene da diverse generazioni, ma è grazie a Mariuccia che è avvenuta la crescita strutturale e per numero di bottiglie (oggi 240mila). Scopriamo durante la visita che la Norvegia è uno dei mercati d’elezione dei suoi vini, in particolare della Barbera, e nella visita successiva capiremo meglio il perché. Il 70% dell’intera produzione è legata alla Barbera, in tutte le sue declinazioni. Particolarmente accattivanti sono le etichette dei vini, realizzate con serigrafie su vetro: la prima risale al 1983, all’epoca nessuno le faceva e Mariuccia, per ottenerla, fu costretta ad affidarsi a un’azienda che stampava su vetro per i farmaci. L’enoturismo qui prevede diverse esperienze, tra le quali spicca anche il picnic in mezzo ai filari.

BARBERA E MERLUZZO, IL PAIRING VINCENTE DI LIONELLO ROSSO

Il passaggio da Cascina Castlet a Poderi Rosso Giovanni non è particolarmente lungo né impegnativo, a meno che non sbagliate indirizzo e invece di recarvi a Cascina Perno, dove avevamo appuntamento noi, finiate in centro ad Agliano Terme, dove ci sono le cantine storiche. Voltiamo le bici e torniamo indietro, non senza fatica considerando che nella discesa – che ora ripercorriamo in salita – avevamo superato i 60 kmh… Questo “qui pro quo” è l’unico rischio che si corre quando si va nell’azienda di Lionello Rosso, esponente di terza generazione della famiglia (da non confondere con il Giovanni Rosso di Serralunga d’Alba!), perché le esperienze enogastronomiche sono due. La prima si può provare ad Agliano, costa dieci euro e prevede la visita alla cantina e la degustazione; la seconda è quella di Cascina Perno, costa cinque euro in più e prevede anche il tour nei vigneti. Durante la visita scopriamo che Agliano Terme è il paese della Barbera perchè qui si tiene a inizio ottobre una manifestazione molto popolare e frequentata soprattutto dal popolo scandinavo: il Barbera Fish Festival, che è una sorta di gemellaggio tra la comunità di Agliano e la Norvegia. E finalmente si svela il mistero intercettato nella visita precedente… La Barbera viene esportata tantissimo in Norvegia perché viene considerata, in assenza di tannino e in presenza di alta acidità, come il miglior vino da abbinare al merluzzo. Un vino rosso da pesce. Il monopolio norvegese fa da “imbuto”, aumenta i prezzi e permette alla Barbera d’Asti di posizionarsi molto bene in territorio scandinavo. E del resto Lionello Rosso è un pasdaran della Barbera: la sua azienda non fa nient’altro nei suoi 12 ettari vitati, arrivando a una produzione totale di 60mila bottiglie di sola Barbera.

La barricaia di Cantina Dacapo

UNA CASA TRA I VIGNETI DA CANTINA DACAPO

Per l’ultima tappa del viaggio, scendiamo verso il fondovalle e poi risaliamo fino ad arrivare (o meglio tornare, visto il precedente, ma questa volta per altra via) nel centro di Agliano. Da qui poi si procede fino ad arrivare da Cantina Dacapo, che sarà anche la destinazione notturna perché l’azienda di Renata Bonacini e del marito Giovanni Sartor offre uno spettacolare appartamento (4 posti letto, vista vigneti, sopra la cantina) a disposizione degli enoturisti e di tutti coloro che vogliono approfondire la conoscenza della loro azienda, una piccola realtà (45mila bottiglie) che opera su quattro diverse proprietà tra Langhe e Monferrato. Dacapo nasce nel 1997 e si è fusa con Cà ed Balos nel 2017. Le proprietà si trovano nel Monferrato ad Agliano Terme e Castagnole Monferrato e nelle Langhe a Castiglione Tinella e Mango. I vino sono tutti bio, con certificazione ottenuta tre anni fa, ma nella sua storia Dacapo non ha mai utilizzato diserbanti e ha sempre operato nel pieno rispetto dell’ambiente. Oltre all’appartamento, l’azienda offre la possibilità di visitare cantina, vigneti e di degustare i suoi vini in una sala in stile liberty con soffitto affrescato. Le prenotazioni si possono effettuare tramite mail o telefono e sono creabili anche “su misura” per soddisfare le specifiche esigenze.

ANALISI DEL PERCORSO

Giornata un po’ più impegnativa della prima, che si era rivelata quasi “vergognosa” per pochezza di chilometri. Il nostro obiettivo segreto era quello di concludere la quattro giorni con un numero di vini degustati superiore a quello dei chilometri percorsi e per ora siamo in piena linea con il nostro proposito. Nel secondo giorno abbiamo percorso 29 chilometri, che diventano 35 con i 6 km fatti per errore. Considerando le quattro cantine e il pranzo consumato da Cascina Castlet, una meravigliosa merenda a base di verdure fresche e di bagna cauda “aglio free”, il numero di vini è di poco superiore, ma non vi dirò mai di quanto! Domani è un altro giorno e ci attende un altro bel programma on the road & in the cellar.

Consigliati