Enoturismo in Piemonte. Un percorso di trentacinque chilometri in linea da Agliano a Castelletto Molina con visita a tre cantine (Durio, Vinchio Vaglio e Venturino) e gran finale nelle dimore di Berta Distillerie
La nebbia è l’elemento magico in più nel panorama già incantevole del Monferrato. Iniziamo la giornata sotto una coltre fitta, a stento si vedono i vigneti dalla sala del nostro appartamento di Cantina Dacapo, di cui con la luce apprezziamo ancor di più i dettagli, in particolare il caminetto perfettamente funzionante e che lo rende perfetto per trascorrere una serata autunnale di autunno “vero”, perché finora il clima è più settembrino che altro. Infatti, nonostante la nebbia del primo mattino, si prospetta una giornata piuttosto calda, come avremo modo di verificare già in occasione della prima sosta nella cantina Durio.
LA TERRAZZA DEI FRATELLI DURIO
Il percorso da Dacapo a Durio è di una ventina di minuti, circa 4 km con un tratto iniziale di salita mediamente impegnativa e poi, una volta scollinato ad Agliano, si scende per affrontare infine un bel percorso di fondovalle lungo Regione Montà. L’ultimo strappetto porta alla cantina, la cui visita è consigliabile non solo per i vini ma anche per la terrazza panoramica da dove, nelle giornate migliori, il panorama sconfina dal Monferrato alle Langhe che poi, da qui, sono a portata di mano. In cantina troviamo due fratelli. Alberto Durio, il più giovane, è inconfondibile per la chioma riccia imponente, di cui troverete traccia sull’etichetta della Barbera “Per Berto” (che poi è lui), e si occupa della vigna. Alessandro Durio ha cinque anni in più e, dopo aver lavorato per una “major” del territorio, ha fatto ritorno a casa per concretizzare il cambio generazionale. La svolta di terza generazione è stata notevole, perché quando in azienda c’era solo il padre, la vendita passava esclusivamente su damigiana. Oggi, con 21 ettari di proprietà, Durio produce anche 15 mila bottiglie vendute per metà direttamente in cantina ai tanti enoturisti che frequentano la zona. “Anche lasciare aperto il cancello fa tanto” dice Alessandro, per far capire che l’arrivo di tutta questa gente in visita si è rivelato superiore alle attese iniziali. Così i fratelli si dedicano sempre più ad accogliere persone, portandoli in vigna, in cantina e a degustare nella terrazza vista colli (o nella sala tasting interna, quando il clima outdoor si fa rigido o troppo caldo) i loro vini; un Grignolino, quattro Barbera (due solo acciaio, un superiore e un Nizza docg) e un Sirah in purezza (come tutte le altre etichette, nessun blend). In caso di emergenza alcolica, come è capitato qualche settimana fa con un gruppo di cicloturisti norvegesi, i fratelli Durio prendono i furgoni e riconsegnano gli enoturisti (con le loro bici) direttamente in hotel. “Lo facciamo con piacere e gentilezza perché quando si lavora in accoglienza non lo si fa solo per l’azienda, lo si fa anche per il territorio. Così poi la gente torna e visita altre cantine” dice Alessandro. Il tasting è prenotabile tramite mail o whatsapp, e i riferimenti si trovano tutti sul sito.
CROCIERA IN COSTA VERSO VINCHIO VAGLIO
Andiamo a scoprire Vinchio Vaglio, una delle cantine sociali più interessanti del territorio. Si sale fino alla località Dani, poi discesa in picchiata verso la Provinciale 59 che percorriamo per un breve tratto e alla rotonda viriamo tutto a sinistra, trovandoci di fronte una delle colline più iconiche del Monferrato: quella de La Court (Michele Chiarlo) che è sostanzialmente un museo d’arte all’aperto, come già anticipato nel percorso del primo giorno. Interrompiamo il percorso per le foto di rito e per divertirci con un cagnolino, in ottima forma, che prende di mira il drone, saltando a ripetizione come se fosse l’osso da addentare. Per fortuna non l’ha addentato… Dopo La Court c’è un tratto piuttosto impegnativo di ascesa per via Momparone, quindi ecco un passaggio da non perdere, quello in costa lungo via San Giorgio, con un panorama davvero unico ovunque si perda l’occhio. Arrivati alla Cappella della Madonna del Santo Rosario, si volta a destra e subito giù verso sinistra, dove inizia lo sterrato (attenzione perché l’asfalto termina all’improvviso e in una discesa anche ripida!) che ci permette di tagliare un bel pezzo di provinciale e termina quasi di fronte alla cantina di Vinchio Vaglio. Si tratta di una realtà abbastanza anomala, per essere una cooperativa: mai ci era capitato di trovare una cantina sociale dove il presidente è il padre, il direttore è il figlio e la responsabile dell’accoglienza è la figlia! Una coop gestita – al meglio, va detto – dalla famiglia Giordano, che sono anche ottimi raccoglitori di funghi. Valeria Giordano, la figlia, ci accoglie “sventolando” un porcino di almeno mezzo chilo, raccolto stamane (non chiedetegli dove, è la domanda sbagliata per un cercatore di funghi…), precisando che stamane si è svegliata prima delle cinque, è uscita con il padre per recarsi nei boschi che ben conoscono, non prima di aver ripetuto i soliti riti scaramantici di cui ogni cercatore è preda. Del resto, aggiunge il nostro compagno di viaggio Emanuele (che scrive su riviste di bike tourism): essere scaramantici conviene, perché non esserlo porta male! Nel frattempo Lorenzo Giordano, il presidente, ci racconta le formule di degustazione e accoglienza della cantina, che conta 189 soci di cui 170 conferitori. Non hanno camere, come ogni cantina sociale che si rispetti, perché le hanno i loro soci, ma offrono formule di tasting con cucina (ben attrezzata, e se poi è stagione di funghi…) e percorsi imperdibili tra i vigneti, attraverso i Nidi (strutture in salice intrecciato a mano, che proteggono dal sole i tavoli da picnic) e le barche arenate sulle colline, come per ricordare che qui un tempo c’era il mare. Le esperienze offerte sono diverse e prenotabili anche online.
I VINI VEGAN DI VENTURINO
Continuiamo a percorrere la Provinciale 40 fino al centro di Vaglio Serra. La strada è perlopiù in salita e poi, una volta scollinato in centro paese, si scende per duecento metri fino ad arrivare a La Serra da Venturino Vini. Siamo costantemente in ritardo e anche questa volta non si fanno eccezioni. Ad accoglierci troviamo Eugenio Venturino con il figlio Simone. “Siamo una cantina antica ma tutta da scoprire, perché di noi si sa poco” ci racconta Simone. In effetti la storia inizia nel 1928 e da allora l’azienda è rimasta di piccole dimensioni, almeno a livello di imbottigliato: 15 ettari di proprietà, 35-40mila bottiglie l’anno (il resto viene piazzato tra imbottigliatori e clienti privati). L’azienda è certificata bio dal 2019 e i suoi vini sono certificati vegan. Avrebbero le carte in regola per sfondare a Milano e in altre città ma i Venturino, oltre a produrre poco, vendono tantissimo ai clienti di passaggio in azienda, pur non avendo ancora avviato un sistema digitalizzato per l’accoglienza in azienda. Il boom dell’enoturismo è il frutto dell’ottenimento del patrimonio Unesco e della fama ormai internazionale di questa zona, specialmente nel nord Europa, e ci sono momenti dell’anno nei quali è matematicamente impossibile trovare un posto letto. I produttori lo hanno intercettato ma siamo ancora agli inizi. I Venturino attualmente accolgono i visitatori in cantina e così hanno fatto anche con noi; poi però ci hanno chiesto di fare un pezzo di strada in più, fino a Tenuta La Serra, per vedere quel che sarà il loro futuro. E qui scopriamo un vero e proprio paradiso, con il più bel vigneto di questi tre giorni di Monferrato e con una cascina in fase di ristrutturazione che diventerà il centro della loro wine experience. Non vediamo l’ora che arrivi il momento dell’inaugurazione, perché questa sarà una delle prossime gemme del territorio. Nell’attesa, se volete assicurarvi un assaggio, i loro vini si comprano anche online e le visite si possono prenotare solo telefonicamente.
ANALISI DEL PERCORSO
Il nostro viaggio non termina qui. Proseguiamo infatti fino a Villa Prato, località Monbaruzzo, dove ci attendono altri compagni di viaggio non in senso ciclistico ma in senso degustativo-esperienziale, perché il gran finale è previsto per il giorno successivo alle selezioni dei migliori spirits per la guida Spirito Autoctono (è un duro lavoro…). E ci arriviamo scendendo verso Nizza, attraversando il suo bel centro storico e la sua caotica periferia (nessuna pista ciclabile… amministratori, sveglia!) e poi risalendo lungo la Provinciale 28 all’ora del tramonto e godendoci sia la salita sia la vista della golden hour autunnale. Non è ancora finita, perché il traguardo finale è fissato in una delle strutture di accoglienza di Berta Distillerie, quelli della grappa, punto di riferimento non solo per gli appassionati del prodotto ma anche per l’accoglienza del territorio tra esperienze di distilleria e una serie di strutture di pregio per l’ospitalità. Ci arriviamo che ormai è buio, ed è meglio non tardare troppo perché alla sera la strada si popola di strani animali… si sta molto meglio all’interno di questa struttura, villa Castelletto, con la sua placida piscina. Domani si conclude il nostro viaggio con il rientro prima su Monbaruzzo e poi su Nizza, al punto di partenza di Bersano Vini dove riconsegneremo le biciclette ai nostri amici di Bikesquare. Le bici hanno fatto il loro dovere e l’unico guaio della nostra avventura, legato a uno dei quattro mezzi a cui cadeva troppo spesso la catena, ci è stato prontamente risolto in corsa dallo staff meccanico del noleggio. Il percorso dell’ultimo giorno è stato di 35 km, che sommato agli altri due (e al rientro in Nizza) fa un totale di circa 90 km in quattro giorni. Nulla di impegnativo, parlando di strada e di bici, ma va benissimo così, perché per capire un territorio occorre anche prendersi del tempo. E godersi il viaggio, come abbiamo fatto in queste splendide giornate di un autunno che sapeva d’estate.