Novembrata con foliage tra le colline del Verdicchio

di Andrea Guolo

Bike&Wine Press nelle Marche, il percorso del primo giorno da Jesi a Montecarotto, alla scoperta di tre cantine e un agriturismo

Dopo aver lasciato il Monferrato in una clamorosa ottobrata, è già tempo di Bike&Wine Press e il clima non è cambiato: è piena novembrata. A cambiare questa volta è la regione.

PARTENZA DA JESI

Dalla nostra prima cantina si intravede il mare, alle spalle le vette dell’Appennino centrale. Siamo nelle Marche e il punto di partenza del nostro viaggio, Cològnola Tenuta Musone, è raggiungibile solo in auto, ma volendo si può salire anche noleggiando la bici (o portando la vostra da casa) in centro a Jesi, da cui la cantina dista 18 km percorribili attraverso la provinciale 102 con una salita di circa 400 metri. In alternativa, per evitare il traffico (peraltro scarso anche sulla provinciale), si può arrivare passando le località di San Paolo e Staffolo. Quest’ultima segna il confine della provincia di Ancona, poi c’è Cingoli dove si trova la nostra prima tappa ed è già Macerata.

Da sinistra: Giambattista Marchetto, Gabriele Villani, Andrea Guolo

VERDICCHIO, CACIO E OLIO

Siamo nella terra del Verdicchio dei Castelli di Jesi e Cològnola è una delle cantine portabandiera della denominazione. Su 33 ettari vitati, 30 sono di Verdicchio e soltanto 3 di altri vitigni, in questo caso Montepulciano. Azienda a produzione biologica, 140mila bottiglie l’anno, Cològnola è tra le più determinate nel promuovere il metodo classico a base Verdicchio (ben 25 mila bottiglie, quasi il 20% della produzione totale). La proprietà è di Walter Darini, ex imprenditore nell’ambito delle cappe d’arredo, oggi convinto vignaiolo e con una proprietà importante che comprende anche le colture a seminativo. L’accoglienza è seguita dall’enologo, Gabriele Villani. Per le visite viene richiesta la prenotazione, chi non prenota si deve “accontentare” del tasting che però non deluderà gli appassionati di bollicine vintage: è pronto infatti il Darini 90 mesi sui lieviti, punta di diamante della produzione di Cològnola, ma il numero di bottiglie è davvero esiguo. Tra le formule di degustazione compaiono le 4 tipologie di metodo classico, ma non dovete trascurare i fermi! E la tasting experience val la pena di essere vissuta anche per l’abbinamento ai salumi del territorio (prosciutto di Norcia, l’immancabile ciauscolo, la coppa di testa) e per il piatto che vale il viaggio: un semplicissimo formaggio fior di capra accompagnato dall’olio extra vergine dell’azienda e dal Musa Brut. Su richiesta, e per un numero adeguato di ospiti, si organizzano pranzi e cene direttamente in vigna.

Le e-bike fornite da Le Velo e le sacche “sospese” di Miss Grape

UNA TENUTA “PAPALE”

74 km/h! La discesa subito dopo l’esperienza di Cològnola è da brivido e il fondo stradale perfetto ci ha permesso di provare una delle velocità più alte mai percorse (ma voi non provateci… e soprattutto usate sempre il caschetto protettivo) durante Bike&Wine Press. Allo stop svoltiamo a destra, proseguiamo verso San Vittore e dopo 6-7 km compare il cartello che indica la salita verso Tenuta di Tavignano. La luce pomeridiana accarezza il paesaggio e al nostro arrivo il risultato fotografico è davvero pazzesco: chi ci crede che non ho utilizzato alcun filtro? Fatti loro, lo so io come è andata. Quello a Tavignano per me è un ritorno, perché ero già stato quattro anni fa sopra questa collina fatata, dove svetta una casa padronale utilizzata per ospitalità e per eventi, con la vecchia barricaia che sta per essere spostata nel corpo centrale della cantina. Si potrebbe dire che qui ci si sente come un Papa, e la sensazione è suffragata da un precedente storico, perché questa era la residenza estiva di Papa Pio IX… La tenuta è di 230 ettari, di cui 30 coltivati perlopiù a Verdicchio e poi Passerina, Merlot, Sangiovese e Montepulciano. I vini si suddividono in due linee: Tenuta di Tavignano (i “classici”) e I Love Monsters, pensati per un pubblico più giovane e tendenzialmente vicino al consumo di birra. Perché val la pena di visitare Tavignano? Potremmo definirla una situazione molto “toscana”, a livello paesaggistico e per cura del territorio. L’azienda è bio, accogliente, una specie di oasi con una vista davvero speciale. L’accoglienza prevede diversi pacchetti, dal pernottamento alle degustazioni di vari vini con light lunch o cena (servizio catering) o semplici taglieri, ma è in previsione un salto di qualità con la cucina interna. Oltre al vino si possono acquistare, come produzione diretta di Tavignano, l’olio extra vergine di oliva e il miele. D’estate conviene prenotare ed esser certi che la tenuta sia aperta al pubblico, perché è molto gettonata per matrimoni ed eventi.

Salita verso la villa padronale di Tenuta di Tavignano

TROPPO TARDI PER LE GALLINE

Lasciamo Tavignano mentre il sole tramonta e scende dietro la linea dei Sibillini. Ci restano 18 km da percorrere senza soste e senza indugi, perché a novembre fa buio in fretta. Tutto procede abbastanza bene, a parte un paio di camion che ci fanno il pelo (e suonano pure, scusate se esistiamo…) e l’imprevisto finale. Arrivati all’ultimo bivio prima del traguardo fissato a Villa Bianchi, troviamo Pino. Lo chiameremo così, il nostro angelo custode: un contadino locale che ci consiglia caldamente di non andare oltre perché “ci sta la sbarra” e perché oltre la sbarra “una volta ci stava il macellaio, che aveva delle belle galline, ma ora è morto”. E le galline con lui. Insomma, siamo arrivati troppo tardi… e soprattutto siamo arrivati nel posto sbagliato. Google Maps, abbiamo un problema… Questa Villa Bianchi non si trova, e allora proviamo a proseguire, arrivando fino in cima al colle e dal benzinaio di Montecarotto, dove nessuno sa dove sia questa villa. Un paio di telefonate e capiamo che era proprio all’inizio della salita, e ci siamo fatti 7 km per niente, ma gli imprevisti fanno parte del viaggio… E si scende di nuovo.

Tasting room alla tenuta di Tavignano

LA VILLA DI UMANI RONCHI

Sali e scendi, sali e scendi… Sono le Marche, bellezza! Arrivati finalmente al cancello di villa Bianchi, uno strano animale ci accoglie, forse un castoro, forse un alligatore, più probabilmente un gatto selvatico. Nel dubbio, gli diciamo di starsene dentro al fosso e saliamo verso la villa, che scopriamo essere la storica dimora della famiglia Bianchi, da cui discendono gli attuali proprietari di Umani Ronchi, uno dei miti del vino marchigiano, di cui già vi abbiamo raccontato i progetti di sviluppo in Abruzzo. E proprio qui nascono alcuni dei loro vini-icona, tra cui il Vecchie Vigne, cru di Verdicchio dei Castelli di Jesi ricavato da un monofilare che ha da poco compiuto mezzo secolo. La particolarità enoturistica di villa Bianchi è la villa stessa, che viene affittata a corpo ovvero tutta intera, per gruppi familiari (o di amici) e con una capienza di 14 posti letto. Ma la situazione è in divenire e non è detto che non possa essere in futuro suddivisa in più appartamenti. Del resto, solo da quest’anno, villa Bianchi è stata aperta alle degustazioni di clienti privati, perché fino al 2021 era riservata ai tasting professionali (addetti ai lavori e stampa specializzata). L’altra novità del 2022 è Safari Tour, la formula di visita tra i vigneti in Jeep, salendo lungo i filari e anche direttamente in mezzo agli stessi, tanto la distanza tra un filare e l’altro da queste parti è percorribile senza problemi anche in fuoristrada. L’esperienza può prenotare direttamente dal sito di Umani Ronchi e costa 45 euro, compresa la degustazione e l’abbinamento con pane, focaccia, pecorino, ciauscolo e altri salumi locali.

Etichette degustate a villa Bianchi

ARRIVO AL BUIO DA CADABO

Google Maps, abbiamo un problema parte due. Il pernottamento è fissato all’agriturismo Cadabo, dove proveremo i vini di Moncaro e la carne di razza marchigiana, ma anche in questo caso l’indirizzo che appare nella app è sbagliato. Fortunatamente chiediamo conferma prima di partire allo staff di villa Bianchi, che ci darà la buona notizia: non sono dieci km, come annuncia il percorso tracciato da Google, bensì la metà. Percorriamo i 5 km al buio più totale, e questo ci servirà (forse) per fissare meglio gli orari del giorno successivo. Arriviamo, mettiamo in carica le bici nel garage dell’agriturismo ed è già ora di cena. Bilancio del primo giorno: 32 km percorsi (40 con l’errore di cui sopra), 18 vini degustati (in linea con le previsioni) e alcune tra le foto più belle mai scattate durante Bike&Wine Press. Le Marche, ancora una volta, si sono rivelate una splendida soluzione per l’eno-ciclo-turismo, soprattutto in autunno.

Il percorso del primo giorno

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