Il nuovo rapporto “Turismo enogastronomico e sostenibilità” di Roberta Garibaldi mette in luce il cambiamento della domanda nell’ambito del turismo enogastronomico
È il tempo della svolta per l’offerta turistica enogastronomica. Con la pandemia, gli orientamenti del turista sono sempre più rivolti verso un comportamento rispettoso dell’ambiente, dell’armonia tra ospitalità e territorio, delle relazioni umane. E questo vale ancor più per le nuove generazioni (millennials e Z generation) che saranno – e in parte già sono – il punto di riferimento anche a livello economico. Di conseguenza, sta cambiando l’offerta degli operatori coinvolti.
A evidenziarlo è il rapporto “Turismo enogastronomico e sostenibilità” realizzato da Roberta Garibaldi, docente all’Università di Bergamo, presidente dell’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico e Consigliera del Ministro del Turismo Massimo Garavaglia per il turismo enogastronomico.
LA VUOLE IL 77%
Secondo il report, la sostenibilità è particolarmente apprezzata dal 77% di chi viaggia con motivazione enogastronomica che si dichiara più propenso a visitare un’azienda di produzione se questa ha in essere progetti di sostegno alla comunità locale. “È opportuno – afferma Garibaldi – che anche tutte le componenti dell’esperienza turistica diventino sostenibili in ogni accezione, dalla degustazione al trasporto, passando per la comunicazione. E tutto questo va adeguatamente comunicato al turista prima e durante l’esperienza”. C’è dunque spazio per creare proposte coerenti, che, partendo dai valori dell’impresa – sia essa un’azienda di produzione, un tour organizer o un’organizzazione di eventi –, si traducono concretamente nell’esperienza che il turista si appresta a vivere.
Le cantine italiane stanno facendo la loro parte, ideando formule di accoglienza che tengono conto di queste e altre esigenze dei turisti, evidenziate proprio nel report sulla sostenibilità. Emerge infatti che tutti i turisti gradiscono anzitutto se l’esperienza enogastronomica adotta un approccio green nella gestione dei rifiuti (79% tra i turisti enogastronomici, 73% per i generalisti) e degli imballi (76% vs 67%). A seguire, l’utilizzo di carta riciclata per locandine e brochure (74% vs 66%), l’approvvigionarsi da fornitori che adottano pratiche di agricoltura biologica e/o biodinamica (72% vs 60%) e l’evitare l’uso della plastica (70% vs 64%).
Anche la presenza di sistemi di traposto eco-compatibili per raggiungere l’evento, l’azienda, il punto di partenza del tour (69% vs 66%) è un’opzione assai gradita. Passando alla sensibilità e responsabilità sociale ed economica, l’adozione di politiche etiche è l’aspetto maggiormente considerato nel caso di esperienze nelle aziende (76% tra i turisti enogastronomici, 64% per i generalisti). A seguire, la possibilità di vivere esperienze a stretto contatto con i produttori, proposte, queste, indicate dal 71% dei turisti enogastronomici e dal 60% dei generalisti: per esempio con la vendemmia e la raccolta delle olive, che dall’essere momenti di lavoro possono trasformarsi, se opportunamente ripensati, in esperienze turistiche, che consentono al turista di essere protagonista e di accrescere la propria consapevolezza del prodotto e di tutto ciò che ruota intorno a esso, spesso la parte meno nota.
I CASE HISTORY DEL VINO
1. Michele Chiarlo
Tra le aziende più virtuose del vino spicca la piemontese Cantina Michele Chiarlo, tra le prime in Italia ad aderire al progetto VIVA Sustainable Wine ideato per ridurre le emissioni di CO2: l’azienda ha deciso di adottare vetri più leggeri per le bottiglie e utilizzare un packaging innovativo di cartone (al posto del legno). Le facciate degli edifici presentano dal 2016 un manti verde (“Vertical garden”) per migliorare le prestazioni energetiche e diminuire l’impatto paesaggistico.
2. Cantina Vignaioli di Scansano
Questa cantina in Maremma è stata la prima realtà vitivinicola italiana ad avere ottenuto la certificazione PEF per il suo vino Morellino di Scansano Docg. La PEF è una misurazione multicriterio delle prestazioni ambientali di un prodotto o di un servizio lungo tutto il suo ciclo di vita, quindi qui il vino, dalla vite all’imbottigliamento. Ha adottato l’uso sperimentale dell’ozono in vigna e cantina, riducendo l’uso di altre sostanze chimiche, oltre che aver iniziato ad utilizzare le tecnologie Internet of Thing per ottimizzare il trattamento del vigneto. La prenotazione di una visita in cantina è effettuabile direttamente dal suo sito internet.
3. Feudo Arancio
Scendendo in Sicilia, Feudo Arancio è stata la prima cantina in Italia ad aver ottenuto la certificazione EMAS 2 nel 2002. Adotta un sistema di viticoltura amica e guardiana dell’ambiente, riducendo al minimo il ricorso trattamenti chimici e creando un sistema efficiente di raccolta e conservazione delle acque attraverso 7 laghi artificiali. 2/3 delle strutture sono indipendenti energeticamente e tutti i rifiuti vengono separati ed avviati alla raccolta differenziata. Il baglio di Feudo Arancio ospita business meeting, conferenze ed incontri aziendali.
4. Feudi di San Gregorio
In Campania, Feudi di San Gregorio accoglie i visitatori nella sua cantina con annesso ristorante Marennà, in un contesto verde incontaminato come quello dell’Irpinia: all’esterno, un giardino di rose che rappresenta una sorta di “biblioteca vivente” di questo fiore con rose di tutto il mondo. Dal 2021 Feudi di San Gregorio ha adottato lo status giuridico di Società Benefit, forma introdotta in Italia nel 2106 e che connota le aziende che, a fianco degli obiettivi di redditività, perseguono specifiche finalità di beneficio comune. Così facendo, l’azienda inserisce formalmente nel proprio modello di business tutti i suoi stakeholder, ossia i dipendenti, i conferitori di uva e la comunità. La visita è prenotabile online, ha una durata di 90 minuti e prevede, a seconda della formula, il tasting di uno o di tre vini a marchio Feudi.
5. Cantina Pizzolato
Nella zona del Prosecco doc, Cantina Pizzolato ha costruito la propria fama sulla filosofia bio e vegan. La proprietà si prende cura dell’ambiente e del vigneto evitando l’utilizzo di prodotti chimici, ma le azioni sostenibili della Cantina Pizzolato non si fermano qui, visto che per la produzione delle bottiglie e delle etichette vengono usati materiali riciclati. Il tour della cantina prevede una passeggiata in mezzo ai vigneti, passando per una passerella sospesa che permetterà di conoscere ogni momento del percorso, dall’uva alla bottiglia, fino a degustarla in cantina.
6. Ciacci Piccolomini D’Aragona
A Montalcino, Ciacci Piccolomini D’Aragona ha ideato il Digital Wine Tasting per i compratori: modalità di comunicazione a impatto zero che abbatte le barriere geografiche e ottimizza tempi e costi di viaggio. Ai visitatori “fisici”, l’azienda offre la degustazione in una delle sale attrezzate o nella grande terrazza all’aperto della struttura recentemente restaurata di fronte alla cantina. Il valore aggiunto? È il museo della bicicletta realizzato all’interno della tenuta.
7. Lungarotti – Tre Vaselle
A Torgiano, in Umbria, il resort Tre Vaselle di proprietà Lungarotti offre un’esperienza di degustazione di vini accompagnata da trattamenti wine spa utilizzando scarti e vinacce prodotte durante le fasi di vinificazione per evitarne lo spreco. Da qui si possono visitare Cantina Lungarotti e anche i musei del Vino Muvit e dell’Olio Moo, frutto del prezioso studio della Fondazione Lungarotti, voluti da Giorgio e Maria Grazia Lungarotti.
8. Loacker
In Alto Adige, al Maso Schwarhof, la famiglia Loacker gestisce i propri vigneti seguendo i valori biologici e omeopatici. Questo luogo fa parte della Italian Organic Wine Route. La cantina offre una visita guidata attraverso i vigneti dove il visitatore imparerà i segreti della biodinamica e la degustazione di vini di qualità. La visita prevede una degustazione di almeno 4 vini.
Foto in apertura: Michele Chiarlo