I dati presentati al secondo Wine Tech Symposium. Filippo Galanti (Divinea): “Solo il 26% delle cantine ha associato i dati di vendita al cliente”
L’enoturista spinge sul digitale ma le cantine devono adeguarsi. Nel 2021, più di un wine lover su quattro (il 76%, per l’esattezza) ha scelto l’online come modalità di prenotazione e pagamento dell’esperienza della visita in cantina, e più del 75% dei visitatori ha acquistato vino dopo la visita, ma solo il 26% delle cantine ha associato i dati di vendita al cliente.
DATI DA UTILIZZARE
Il dato è emerso nel corso del secondo Wine Tech Symposium, l’evento annuale promosso dall’impresa tecnologica Divinea, che quest’anno si è tenuto a Castello Vicchiomaggio, a Greve in Chianti, lo scorso sabato 20 novembre. “Una perdita di informazioni enorme, che deve essere colmato con le giuste tecnologie: il momento di innovare è adesso” ha commentato Filippo Galanti, co-fondatore di Divinea insieme a Matteo Ranghetti (società che ha condotto la ricerca), aggiungendo: “I dati sono la chiave per un’esperienza performante della vendita diretta al consumatore, in cantina e online”.
Al simposio era presente Donatella Cinelli Colombini, colei che può essere considerata la pioniera dell’enoturismo sia per la sua esperienza professionale e imprenditoriale sia soprattutto in quanto inventrice di Cantine Aperte, all’epoca della sua presidenza nel Movimento Turismo del Vino. Nel suo intervento, Cinelli Colombini ha presentato il profilo del consumatore di oggi: poco esperto di vino e desideroso di intrattenimento. Cresce poi il pubblico femminile e aumenta anche la richiesta di esperienza: il 61% dei visitatori trova noiosa e ripetitiva l’esperienza offerta oggi dalla maggior parte delle cantine e cerca proposte diverse ed autentiche.
DECRETO SILENTE
Con la Colombini a parlare di enoturismo in Italia presente anche Dario Stefàno, senatore della Repubblica e primo firmatario della legge sull’enoturismo. Insieme hanno scritto il libro “Turismo del vino in Italia” e, nella prima parte, si parla proprio della recente approvazione del decreto del 12 marzo 2019 che disciplina il settore, ma che oggi non è stato accolto ancora da più della metà delle regioni italiane. Ha inoltre partecipato il prof. Giuseppe Festa, direttore del corso “Wine Business” all’Università degli Studi di Salerno, il quale nel suo intervento ha ricordato che le aziende hanno miniere di dati, che non utilizzano. Per questo ci vuole un software che li interpreti e una digitalizzazione utile all’esperienza. Era presente anche Stevie Kim, managing director di Vinitaly International, ricordando che innovazione deve essere intesa come opportunità ed essere accompagnata alla creatività, perché “la difficoltà non sta nello sviluppo di nuove idee, la vera difficoltà è lasciare andare le vecchie”.
VIA AL MARKETING DIGITALE
Divinea ha creato un software, Wine Suite, che integra la raccolta e la gestione di dati dei clienti delle aziende vitivinicole con azioni automatizzate di marketing digitale. “In Wine Suite – spiega Matteo Ranghetti di Divinea – le cantine trovano un aiuto per automatizzare la gestione delle visite in cantina e per far crescere in modo semplice ed intuitivo l’accoglienza, le vendite di vino online e quelle in cantina con operazioni di marketing mirate. Uno strumento che aumenta la conversione delle vendite e migliora le esperienze di acquisto grazie alla maggiore conoscenza degli interessi e dei valori dei propri clienti”. L’obiettivo finale è quello di dare il giusto valore al consumatore finale: al momento in Italia le vendite direct-to-consumer sono tra il 5-10%, contro il 70% della Napa Valley.