A Sorni di Lavis, un’azienda dove scoprire le uve di Nosiola, Teroldego e Schiava accompagnado i vini a piatti come lo smacafam, la pinza mochena e i rufioi
Il nome della cantina è un po’ lungo, “Eredi di Cobelli Aldo”, e per comodità li chiameremo solo Cobelli. Siamo a Sorni di Lavis, in Trentino, sulle pendici del Monte Corona. La storia dell’azienda ha inizio con il trisavolo Giuseppe, che non era originario di questa zona. “Leggenda vuole che arrivasse da Palermo, ma non era affatto vero. Semplicemente, i miei antenati stavano sotto il corso del torrente Avisio e per chi viveva a Lavis, sotto l’Avisio era tutto uguale, era semplicemente il sud remoto”, ci racconta tra il serio e il faceto Devis Cobelli, uno dei tre fratelli oggi alla conduzione della cantina. Quel che è certo è che il trisavolo Giuseppe e i suoi discendenti scelsero un punto molto interessante per dedicarsi alla coltura della vita, perché al di sotto della proprietà si trova una vena di gesso che offre una naturale nutrizione ai terreni. “Lavoriamo in regime di agricoltura biologica dal 1999, lasciamo che le radici scendano in profondità e tutto questo rende i nostri vini particolarmente ‘marini’, pur essendo in mezzo alle montagne”, aggiunge Devis.

La sala dell’agriturismo
CANTINA CON AGRITURISMO
Gli eredi di Aldo, il padre scomparso prematuramente, sono Devis, Tiziano e Ivano. I tre fratelli si completano perché Devis è un tecnico agrario e segue soprattutto la parte commerciale, Tiziano è l’enologo e ha in mano tutta la gestione dei vini mentre Ivano, il più giovane, è l’enotecnico e l’innovatore della cantina. Una realtà, quella dei Cobelli, che ha sempre puntato sugli autoctoni della sua zona: Schiava, Nosiola, Teroldego. Le etichette in commercio sono cinque: Gess (Gewürztraminer Doc Trentino), Grill (Teroldego e Sorni Rosso), Arlevo (Chardonnay Doc Trentino e Sorni Bianco), Nosiol (Nosiola Igt Vigneti delle Dolomiti) e Aldo Spumante metodo classico 50 mesi sui lieviti. “La nostra fortuna – continua Devis – è quella di non esser mai stati soci delle cooperative, perché nonno Adriano era un commerciante di uve e non un conferitore, quindi non abbiamo mai inseguito le mode del momento e siamo sempre rimasti fedeli al territorio e alla sua specificità”. Inoltre, proprio per il fatto di essere stati da sempre indipendenti, i Cobelli hanno realizzato un sistema di accoglienza che si fonda su un agriturismo dove sono a disposizione degli ospiti cinque stanze a tema e la stua delle colazioni per rispettare il rito più antico delle famiglie. C’è poi l’esperienza del brunch in campagna e l’enoteca, che in realtà è qualcosa di più complesso e si chiama La Terra del Gés – Winery & Shop. I risultati sono importanti, anche in termini di vendite dirette: “La metà delle vendite totali si fanno in azienda, e senza spingere particolarmente”, rimarca Devis.

Interno della cantina
I PIATTI ANTICHI DEL TRENTINO
Dai Cobelli si degusta e si scoprono i piatti antichi di queste valli. “Abbiamo una piccola cucina familiare e la mettiamo a disposizione dei nostri visitatori. Realizziamo piatti con l’uso di ingredienti freschi del territorio. Più che un ristorante, il nostro è un “vinorante”, perché il vino è al centro di tutto. Chi viene da noi non si limiterà ad assaggiare i vini, perché noi li abbiniamo a pasto, seguendo la visione di nostro padre che diceva: il vino ‘muore a pasto’, nel senso che non va assaggiato al di fuori del pranzo o della cena. Ed è quello che continuiamo a pensare noi figli”. Ed ecco che i vini di Cobelli vengono stappati accompagnandoli a portate come lo smacafam, una focaccia storicamente legata al Carnevale; la pinza mochena, così chiamata perché tipica della Val Mochena; gli strudel salati; i rufioi mocheni (ravioloni con ripieno di porro, verza, ricotta affumicata e Trentingrana e altre tipicità locali. “Le nostre non sono degustazioni tecniche, perché non ci piace accogliere gli ospiti con le modalità che hanno rovinato il mondo del vino e allontanato le persone dalle cantine. Aspettiamo le domande per dare le risposte”, dice Devis, che poi è il cuoco di casa Cobelli. La visita si fa su prenotazione, telefonica, per un minimo di 8-10 persone e il menu è fisso. Tutto avviene esclusivamente nel weekend, perché durante la settimana c’è da badare alla vigna. L’ospitalità viene curata direttamente dai tre fratelli. “Tra me, che sono il più vecchio, e Ivano ci sono 18 anni di differenza. Abbiamo idee diverse, talvolta litighiamo, ma il nostro è un legame di sangue ed è più forte del legame dato dal mutuo stipulato per finanziare l’azienda. Questo significa essere fratelli: siamo in tre, e lavoriamo per sei”.

Una delle cinque camere della tenuta