Perchè andare fino in Borgogna, quando abbiamo l’Oltrepò?

di Andrea Guolo

La provincia pavese è “Terra di Pinot Nero”, come il nome di un evento che ha celebrato le due anime di questo vitigno. Ecco le nostre cantine preferite da visitare

Il titolo è provocatorio. Ci sono ottime ragioni per andare in Borgogna anche se abbiamo l’Oltrepò Pavese… ma prima di mettere in piedi un viaggio così impegnativo, conviene davvero capire le bellezze che abbiamo più a portata di mano, soprattutto se viviamo in pianura padana, soprattutto se abbiamo una certa predisposizione all’apprezzamento del Pinot Nero, il più difficile dei vitigni ma anche quello che offre le migliori soddisfazioni. E che qui, esattamente come in Borgogna – ecco il perchè della provocazione –, trova una sua perfetta collocazione e offre soddisfazioni superiori alle attese. Inoltre, per chi non lo conosce, l’Oltrepò si rivela un’autentica sorpresa per la gentilezza del suo paesaggio, per colori e sfumature di luce, per la possibilità di praticare attività fisica tra i vigneti e lungo i crinali delle sue colline.

PARADISO DEI CICLISTI

Per le escursioni in bicicletta, l’Oltrepò offre infinite possibilità. La strategia turistica territoriale si fonda sempre più sull’adozione di stili di vita sostenibili e per i ciclisti è una manna, anche perchè le strade non sono eccessivamente trafficate e si moltiplica la presenza di piste ciclabili. Un esempio è la creazione, da una ferrovia dismessa, della Greenway Voghera-Varzi, che scorre lungo il torrente Staffora e conduce fino al paese famoso per l’omonimo salame. Cinque interessanti percorsi cicloturistici nel territorio a sud del Po sono stati raccolti e tracciati GPX dal sito Bike Italia. Oltre alla Greenway sopra indicata compaiono la Voghera-Pavia con il passaggio del “piccolo Stelvio”, l’anello che sempre dal capoluogo porta verso la valle Versa con rientro dalla val Tidone, l’anello dell’Oltrepò Voghera-Rocca Susella-Voghera e infine la salita fino al passo Penice, quest’ultima piuttosto impegnativa con lo scollinamento a 1.150 metri di altezza.

Banco d’assaggio a Terra di Pinot Nero

FOCUS SUL PINOT NERO

In Oltrepò si producono diversi vini. Quello della tradizione è la Bonarda, doc dal 1970 e per disciplinare composto perlopiù da uve Croatina. Il bianco più rappresentativo è il Riesling, Renano o Italico, con 1.300 ettari dedicati e in continua crescita. Nell’ambito dei vini da dessert spicca il Sangue di Giuda, un vino rosso dolce che può essere frizzante o spumante. Ma non c’è dubbio che il maggior potenziale riguardi proprio il Pinot Nero, nella sua doppia anima del Metodo Classico e del Pinot Nero vinificato in rosso. Tra le cantine del territorio sta emergendo la convinzione che il Pinot Nero meriti una promozione specifica e possa diventare il vero portabandiera dell’Oltrepò non solo a livello nazionale, ma anche internazionale. Un punto di svolta è stata l’organizzazione di Oltrepò – Terra di Pinot Nero, manifestazione che si è tenuta alla fine di settembre nell’Antica Tenuta Pegazzera a Casteggio, per poi replicare a inizio dicembre con un passaggio milanese presso DaDa in Taverna dove una delegazione di 23 aziende è stata protagonista di un evento denominato “Talk ’n’ Toast – Conversazioni sul Pinot Nero: terroir a confronto dalla Borgogna all’Oltrepò”. I produttori fanno squadra perché hanno acquisito consapevolezza dei propri mezzi e anche dei propri limiti, soprattutto in ambito di immagine e comunicazione. I numeri sono importanti: con i suoi 3.500 ettari impiantati (su 13.000 complessivi di svariati vitigni), l’Oltrepò Pavese è il terzo produttore in Europa di Pinot Nero dopo la Borgogna e la Champagne. Così, dall’unione iniziale di 20 produttori e con il supporto del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, ha preso il via il progetto. “Finalmente – ha dichiarato Ottavia Giorgi di Vistarino, proprietaria di Conte Vistarino, cantina storica del territorio e tra le più impegnate nella valorizzazione del Pinot Nero – siamo arrivati con questo evento a dare voce a un intento comune e condiviso da molto tempo, che ci ha visti protagonisti di un percorso ambizioso iniziato per la volontà di dare un‘espressione adeguata del territorio, dei nostri vini e delle tante storie che stanno dietro alle etichette. Si tratta sì di un progetto di comunicazione ma anche di innalzamento della qualità, grazie al confronto continuo tra di noi: è un primo passo che ci ha visti uniti e che ci auguriamo possa portarci lontano”.

CINQUE CANTINE DA VISITARE

1. CONTE VISTARINO

Dal 1850, la casa del Pinot Nero”. Il claim con cui si apre il sito internet di questa storica realtà lascia pochi dubbi sulla vocazione e sulle intenzioni di Ottavia Giorgi e di tutta la squadra di Conte Vistarino, che ha una naturale vocazione all’accoglienza dei visitatori. Tra le formule, tutte prenotabili online, compare l’Aperi-bike, pensata per chi ama la natura e desidera conoscere non solo le tecniche della cantina ma anche le bellezze naturali della Tenuta. Il pacchetto comprende: visita guidata della cantina, consegna di e-bike con casco, allestimento cestino con tutto l’occorrente per un aperitivo en plain air (1 bottiglia di vino a scelta, salumi, formaggi, miele, pane e altro ancora). Prezzo: 65 euro a persona con un cestino ogni due persone, prenotabile per un minimo due persone. Le altre formule? Si parte da un minimo di 20 euro a persona per 90 minuti di visita (con degustazione di 4 vini tra cui un Metodo Classico) e si arriva a 50 euro a persona per 2,5 ore nell’esperienza tra i vigneti (con degustazione di 2 vini sulla Terrazza delle Rose e la visita alla cantina con la degustazione di altri 2 vini in barricaia). Per gli appassionati, è possibile acquistare il pacchetto “Degustazione con l’enologo” a 65 euro a persona per gruppi di almeno 6 persone.

Tasting in Conte Vistarino

2. CASTELLO DI CIGOGNOLA

Dal 1981, questo storico castello è di proprietà della famiglia Moratti e oggi, dopo la scomparsa di Gian Marco Moratti, l’azienda vitivinicola è stata affidata a Gabriele Moratti e al ceo Gian Matteo Baldi. 36 gli ettari di proprietà, di cui 28 vitati, in una posizione davvero unica e suggestiva. Le visite sono organizzabili su prenotazione, gli acquisti dei vini sono disponibili anche online. Per mettere in luce al meglio le diverse espressioni del Pinot Nero, è stato fatto un restyling significativo delle etichette della Tenuta: d’ora in avanti gli amanti del vino troveranno un’etichetta alla francese con il solo nome Moratti come griffe sui Metodo Classico e il brand Castello di Cigognola sui vini fermi.

Il panorama dal Castello di Cigognola

3. LA VERSA

La storia del metodo classico in Italia passa attraverso quest’azienda, oggi entrata a far parte della coop Terre D’Oltrepò al termine di un periodo a dir poco travagliato. Il suo Gran Spumante, nel corso degli anni Trenta del secolo scorso, segnò la nascita del millesimato in Italia. E negli anni Cinquanta fu tra i pionieri dell’export di bollicine italiane. La wine experience da La Versa è prenotabile online e consiste in un percorso guidato all’interno della filiera produttiva La Versa. La sala degustazione è ricavata nella vecchia e suggestiva stazione. Da qui, sui piccoli binari ancora visibili, partivano i carichi colmi di spumante. Il viaggio si conclude con la degustazione dei prodotti. L’azienda dispone inoltre di un wine point dove è possibile degustare e acquistare tutte le principali tipologie di metodo classico.

Wine point La Versa, foto di Ermanno Bidone per sito aziendale

4. FRECCIAROSSA

Il caso di omonimia con il treno superveloce non deve ingannare: questa realtà è lenta e radicata nel tempo, perchè la cantina di proprietà della famiglia Odero ha compiuto già i suoi cent’anni dalla fondazione. Venti ettari vitati, produzione tra 80 e 100mila bottiglie l’anno a seconda della generosità della vendemmia, l’azienda offre uno spazio per eventi, Villa Odero, affittabile anche per cerimonie e matrimoni, e una casa vacanze, La Casina, prenotabile anche su booking.com

Villa Odero, il vialetto di ingresso

5. TENUTA MAZZOLINO

I vigneti di Tenuta Mazzolino si sviluppano in un corpo unico attorno al colle di Mazzolino in Corvino San Quirico e rappresentano un vero e proprio “Clos” secondo la tradizione della Borgogna. Il borgo risalente ai primi dell’800 è costituito da un nucleo di 5 edifici, una foresteria e una piccola chiesa circondati da campi e vigneti. Da sei anni, alla guida dell’azienda c’è Francesca Seralvo, milanese, che ha abbandonato il mestiere di avvocato per dedicarsi a tempo pieno alle vigne tra cui è cresciuta fin da bambina. La storia di Mazzolino è legata al Pinot Nero in purezza vinificato in rosso e non spumantizzato. La visita delle cantina dura tra i 60 e 90 minuti ed è prenotabile per telefono o tramite mail. L’azienda dispone, infine, di una bottega per gli acquisti di vini e prodotti tipici.

Francesca Seralvo durante l’ultima vendemmia

 

Foto in apertura: la formula Aperi-bike da Conte Vistarino

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