In Alto Adige, una dimora padronale del Seicento in armonia con il territorio di Caldaro grazie a un’opera ingegneristica a impatto zero
Il lago si vede, dall’alto dei vigneti che caratterizzano questo paesaggio meraviglioso. È il lago di Caldaro, cuore della produzione vitivinicola dell’Alto Adige, lungo la Strada del Vino. Se avete in programma una visita in questo territorio, ecco la cantina che fa per voi. Si tratta di Manincor, che ha festeggiato da poco i vent’anni dalla realizzazione di un’opera davvero mirabile: la sua cantina “sotto il vigneto”.
PROGETTO D’AUTORE
Arrivando da Manincor percorrendo la Strada del Vino, uno pensa che la cantina sia ospitata all’interno della dimora padronale che colpisce gli occhi del wine lover per la sua antica grazia. Risale infatti al 1608, ed era in effetti l’antica sede della vinificazione. Dal 2004, tutto è stato trasferito in sede ipogea, sulla base di un progetto ambizioso ideato dagli architetti Walter Angonese di Caldaro e Rainer Köberl di Innsbruck. L’architettura, con le sue pareti oblique e la particolare disposizione dei solai, riprende la topografia dei vigneti. Una superficie di ca. 3000 mq su tre piani sotterranei ospita grandi botti in legno, barrique, contenitori per le fermentazioni, contenitori d’acciaio speciale, presse, l’impianto di imbottigliamento e non ultimi i locali per lo stoccaggio delle bottiglie. Quasi invisibile sotto il vigneto, la cantina di Manincor è costruita in solido cemento armato a vista, che in fase di miscelazione è stato addizionato con sostanze organiche che modificano il colore e le proprietà fisiche della superficie. Il cemento armato non è grigio, ma ha il colore dell’intonaco di calce rovinato dalla intemperie nel corso del tempo e si fa quindi sempre più simile ai vecchi muri dei vigneti. Per la costruzione non sono stati impiegati elementi prefabbricati di cemento armato. L’intera struttura è stata gettata sul posto, creando un’architettura monolitica e al contempo complessa che evidenzia linee raffinate grazie ad un sofisticato sistema di rivestimenti e si adatta in modo ideale al contesto, non solo sotto il profilo visivo. Un intelligente sistema di areazione realizza in modo naturale una climatizzazione perfetta negli ambienti sotterranei; attraverso speciali aperture ed uno scambio d’aria controllato l’umidità del terreno viene dirottata verso le pareti della cantina, cosicché ad esempio la cantina delle barrique riceve l’umidità necessaria, mentre il deposito delle bottiglie rimane asciutto. La temperatura nei sotterranei viene inoltre regolata attraverso pompe per lo scambio di calore, che pescano nel terreno fino ad oltre 80 metri e da tale profondità possono alimentare il sistema con il calore geotermico. In estate lo stesso sistema di pompe può incanalare all’occorrenza il calore all’esterno. Con tali accorgimenti la temperatura rimane sempre ad un livello ideale nei diversi settori della cantina.

All’interno della proprietà di Manincor (Instagram)
UNA SCELTA DI VITA
Il “terzo architetto” di questo progetto è stato il conte Michael Goëss-Enzenberg, proprietario di Manincor, sempre presente per osservare l’andamento dei lavori che riguardavano la proprietà dove egli stesso, dopo il matrimonio con Sophie, si trasferì, restandovi fino al termine della nuova opera. Manincor è stata quindi, e a lungo, non solo la cantina, ma anche la casa di famiglia. Non sorprende, quindi, il fatto che i Goëss-Enzenberg abbiano deciso di impostare l’attività in chiave green ante-litteram, sposando fin dal 2006 i principi della biodinamica. Lo spiegano loro stessi nel sito, in un racconto che fa da preludio alla scelta attuata. “Qualcosa non era a posto nei vigneti. La prima diagnosi di ott. Andrew C. Lorand: poca vita nel terreno. Dove troverebbero le viti la forza di produrre uva di prima classe se non da un terreno vivo?”. Da qui la decisione: “La biodinamica ci ha affascinato sin dal principio, perché è in perfetta sintonia con la nostra filosofia di vita. Per questo abbiamo deciso di adottarne i principi nella nostra produzione”. L’annata 2006 è stata la prima interamente biodinamica. Nel 2007 Manincor ha fondato con altre aziende vitivinicole il gruppo “respekt-Biodyn”, nell’intento di intraprendere insieme un percorso sostenibile verso una qualità autentica. Nel 2009 tutti i vini erano già certificati. “Si è trattato però di un lungo lavoro di convincimento. L’idea di una coltivazione biodinamica funziona solo se viene sorretta da un atteggiamento interiore verso la natura. Agli inizi non era facile implementare il modo di lavoro biodinamico nella tenuta. Biodinamica significa diversità e pensiero olistico in cicli. Le piante hanno bisogno di un terreno sano, ricco di humus e abitato da microorganismi, lombrichi, formiche e altre forme di vita”.

Michael e Sophie Goëss-Enzenberg (Instagram)
SHOP E CLUB
Manincor è aperta dal lunedì al sabato e offre ai suoi visitatori una visita guidata alla tenuta, da prenotare anticipatamente, o la semplice possibilità di degustare e acquistare i suoi vini, anche senza prenotazione. “Può accadere che durante la vostra visita sentiate starnazzare o belare. Non vi preoccupate, non è l’effetto del vino: sono le nostre galline e pecore, che vagano libere nelle nostre vigne”, raccontano. Per chi si trova bene e apprezza il modo di lavorare della famiglia Goëss-Enzenberg, c’è la possibilità aggiuntiva di diventare socio del club. Il modello offre vari livelli di status, cui corrispondono diversi vantaggi. Si entra con il livello base, per poi accedere progressivamente ai livelli Mano, Cuore e Corona con i rispettivi pacchetti di benefit. Lo status cambia in base al volume di acquisti effettuati, per arrivare fino al massimo ovvero alla possibilità di partecipare a eventi speciali organizzati in azienda. Infine, una buona notizia anche per gli astemi: Manincor produce pure il succo di mela!

I vini di Manincor sono certificati biodinamici (Instagram)