Le Donne del Vino formano i wine ambassador del futuro

di Andrea Guolo

Presentati a Bologna i risultati dell’esperienza pilota in otto istituti alberghieri e turistici. Coinvolti 500 studenti. Donatella Cinelli Colombini: “C’è una fortissima richiesta di occupazione nella wine hospitality”

Un terzo dei ricavi dei ristoranti è legato al vino, ma l’insegnamento della materia non è obbligatorio all’interno degli istituti alberghieri. Quando lo racconto all’estero, tutti sgranano gli occhi” ha affermato Donatella Cinelli Colombini, presidente nazionale dell’associazione Le Donne del Vino, alla presentazione dei risultati legati all’esperienza pilota del progetto D-Vino. Una D con doppio significato: donne e didattica. Perché sono state proprio le donne (sommelier, produttrici, ristoratrici ed enotecare, giornaliste e comunicatrici) a “tener banco” nelle scuole come insegnanti, cercando così di rimediare a un’assenza didattica davvero significativa, per non dire altro.

OTTO ISTITUTI COINVOLTI

Quest’esperienza è nata quest’anno per volontà dell’associazione in tre regioni: Emilia Romagna, Piemonte e Sicilia. E proprio il capoluogo emiliano-romagnolo è stato scelto per la presentazione dei risultati, avvenuta sabato 19 marzo al Grand Hotel Majestic (ex Baglioni) di Bologna. Il metodo didattico scelto dall’associazione si basa su esempi concreti. “Pochissima teoria e molte testimonianze dirette” ha precisato Roberta Urso, delegata regionale per la Sicilia dove sono stati coinvolti gli istituti di Erice, Randazzo e Bisacquino. “Gli studenti hanno compreso le possibilità professionali offerte dal mondo del vino e i tanti nuovi sbocchi, dalla wine hospitality alla comunicazione digitale” ha aggiunto la delegata dell’Emilia Romagna Antonietta Mazzeo: nella sua regione hanno aderito gli istituti di Castelfranco Emilia (con il ruolo di capofila rispetto al ministero dell’Istruzione), Piacenza e Salsomaggiore Terme. “Negli istituti alberghieri, l’accento è soprattutto sui vini e una particolare attenzione viene posta sulle denominazioni e gli abbinamenti, ma ci sono anche parti più tecniche come la lettura dell’etichetta e i significati dei termini” ha infine commentato Roberta Lanero, delegata del Piemonte che ha coinvolto gli istituti di Alba e Agliano-Asti.

Nel prossimo anno scolastico, Le Donne del Vino estenderanno la sperimentazione a tutte le regioni italiane per poi lasciarla crescere sotto la diretta gestione del ministero.

IL LEGAME CON L’ENOTURISMO

Il giro d’affari del vino in ristorazione e nei canali professionali già giustificherebbe maggiori attenzioni per la formazione nelle scuole, comunque condizionata dal fattore dell’età (il tasting completo è possibile solo per gli studenti dell’ultimo anno, mentre quelli sotto i 18 anni di età devono limitarsi all’analisi olfattiva e visiva senza ingerire il vino). Donatella Cinelli Colombini ha voluto però evidenziare tutte le altre possibilità occupazionali, partendo dall’argomento che più le sta a cuore, come dimostra la sua storia di imprenditrice e di donna delle istituzioni di settore (fu lei, da presidente del Movimento Turismo del Vino, a lanciare Cantine Aperte). “Le cantine aperte al pubblico in Italia sono quasi 30mila. Immaginate quanta richiesta di occupazione svilupperanno nei prossimi anni per la wine hospitality. E il turista estero che viene in Italia a visitare una cantina diventa il nostro primo veicolo di esportazione, perchè consuma il vino, lo acquista e poi lo racconta all’estero, aprendo nuovi mercati alle nostre piccole denominazioni”. Inoltre, la formazione scolastica risponde a un obiettivo sociale altrettanto importante: “Trasformeremo questi giovani in influencer presso i loro coetanei, affinché diventino gli ambasciatori di un consumo moderato e consapevole di quello che consideriamo come un calice di cultura”.

In apertura, Donatella Cinelli Colombini con le delegate regionali di Piemonte e Sicilia e con il gruppo dell’Emilia Romagna dell’associazione Le Donne del Vino