“I confini sono velleitari e non interrompono niente, perché Italia e Slovenia sono un unico territorio. Questo era il segnale che volevamo trasmettere”. Parla Federico Cleva, direttore commerciale di Gradis’ciutta, azienda di vino e di ospitalità grazie a Borgo Gradis’ciutta di cui già vi abbiamo raccontato al momento dell’apertura ufficiale. Questo segnale non è affatto scontato, perché i confini di cui parla Cleva furono prima teatro di guerra (1915-18) e poi terreno di demarcazione della cosiddetta “Cortina di ferro”, quando da una parte c’era la democrazia e dall’altra la dittatura comunista o “titina” che la si voglia considerare. Oggi che la Slovenia è parte dell’Unione Europea, quel che pensano in Gradis’ciutta è certamente vero. E il messaggio lanciato dall’azienda di Roberto Princic, con il progetto Ars sine finibus, è davvero suggestivo.
Da inizio settembre, i vigneti sono caratterizzati dalla presenza di opere d’arte che superano, appunto, la linea di confine e arrivano fino alla proprietà oltre frontiera, la cantina slovena Ferdinand di Matjaž Četrtič che, insieme a Princic, ha fortemente voluto quest’opera inaugurata proprio nell’anno in cui Italia e Slovenia hanno condiviso la capitale europea della cultura con Gorizia e Nova Gorica, un tempo divise da un confine urbano e oggi unite così come unite sono le due cantine presenti sul Collio.
“Gli artisti – ci racconta Cleva, che abbiamo incontrato a Riva del Garda in occasione di Fine Italy, dove Gradis’ciutta era presente per proporre la propria formula di ospitalità ai tour operator internazionali – hanno ideato e realizzato opere dedicate al futuro. Non si sono soffermati sul passato fatto di guerra e di divisione. E questo è un risultato davvero significativo. Ora abbiamo in cantiere un altro progetto legato all’arte per il 2026, perché pensiamo che l’arte possa essere lo strumento per comporre parole nuove che servano per raccontare le riunificazioni o la ricostruzione dell’identità condivisa”. Inoltre, racconta il sales manager dell’azienda goriziana, la volontà di Princic e di tutto il team di Gradis’ciutta è di portare avanti il concorso appena concluso, consolidandolo come evento annuale o biennale.

L’opera Spazio di vite
Realizzate con materiali di recupero, le opere presenti oggi nei vigneti sono Sconfinare di Sofia Aloni e Lorenzo Lavezzo, realizzata con botti di vino usate per raccontare la frattura del 1947 quando un confine politico divise città, famiglie e comunità, trasformando le doghe delle botti in colonne che diventano grafico demografico e allo stesso tempo cancello simbolico capace di unire ciò che la storia ha separato. C’è Spazio di vite di Chiara Andolina, Tommaso Marchesi e Simona Tessaro, una gabbietta fermatappo in scala monumentale, intrecciata con ferro e tralci di vite, che diventa architettura abitabile e simbolo di convivialità e incontro. C’è Fortino e Santuario di Pietro Chiarello e Jasmin Sara Prezioso ovvero un fortino che rievoca le palizzate militari ma le trasforma in luogo di gioco e relazione, e un santuario come gigantesca botte azzurra trasformata in architettura abitabile che custodisce strumenti agricoli come icone religiose, dove gioco e spiritualità convivono. C’è Mucca senza passaporto di Lili Grudina e Daniele Poli, antico portone in ferro su cui uno stencil di mucca divisa dal confine e una composizione astratta evocano memoria, astrazione e superamento dei confini. C’è Synergos di Nailia Khamzina e Vanessa Stefan, due corpi intrecciati diventano ceppo vitale al centro della scultura, con cerchi di botte e mosaico di vetri colorati che filtrano la luce, simbolo di convivenza e ponti tra popoli. C’è l’opera, che ha vinto il premio della giuria, Scritto nelle pietre di Juliana Florez Garcia, Gloria Veronica Lavagnini e Tajda Tomšič, un arco e un muro che richiamano l’ex confine, realizzati con marna, pietra e inserti dorati, trasformando la ferita storica in passaggio e soglia verso una coscienza condivisa. Infine, in occasione della cerimonia di inaugurazione del parco tematico transfrontaliero tra i vigneti, è stata inaugurata anche l’installazione So(g)no dell’artista Marco Nereo Rotelli, realizzata con il contributo del prof. Riccardo Valentini, del compositore e conduttore radiofonico Alessio Bertallot, del poeta sloveno Aleš Šteger, del poeta italiano Valerio Magrelli e dell’artista friulano Giorgio Celiberti, trasforma lo spazio dei vigneti in un percorso immersivo di luce e poesia, invitando visitatori e comunità a condividere un’esperienza sensoriale e riflessiva.
Nel frattempo, cresce l’esperienza enoturistica di Borgo Gradis’ciutta e non solo grazie all’arte. “Abbiamo aumentato il numero di esperienze, con un lavoro sempre più tailor made destinato all’ospite”, precisa Cleva. Tra le nuove esperienze lanciate da Gradis’ciutta spiccano la creazione del proprio blend utilizzando i vini prodotti dall’azienda, la vendemmia didattica, i tour nel territorio con Vespa storica o in e-bike. Queste formule si aggiungono all’offerta consolidata di tasting e degustazioni, cooking class, picnic in vigna e tutto quel che si può prenotare online direttamente dal sito aziendale, compresa la parte ospitalità con 9 camere e tre appartamenti a disposizione degli ospiti.

Borgo Gradisciutta (foto di Simone Di Luca)

