Enoturismo sempre più green e sempre più in vigna

di redazione
Secondo il XVII Rapporto sul Turismo del Vino in Italia la Toscana si conferma destinazione prediletta degli enoturisti, inseguita da Piemonte e Sicilia. Diffusa la richiesta di un piano di rilancio del settore.

Secondo il XVII Rapporto sul Turismo del Vino in Italia la Toscana si conferma destinazione prediletta degli enoturisti, inseguita da Piemonte e Sicilia. Diffusa la richiesta di un piano di rilancio del settore.

L’associazione Città del Vino ha presentato il suo XVII Rapporto sul Turismo del Vino in Italia, che nel mettere in luce gli effetti negativi della pandemia sul settore ha definito gli elementi sui quali puntare per promuovere un rilancio che, stando agli intervistati, non giungerà prima del 2022. Sebbene gli riconoscano elementi di sicuro prestigio, gli operatori invitano il sistema Italia a migliorare la propria proposta complessiva, processo indispensabile per fronteggiare una concorrenza globale sempre più agguerrita.

Secondo i cento intervistati a campione tra enti territoriali, agenzie di promozione e consorzi del vino il Covid ha assestato un colpo durissimo al sistema enoturistico italiano, con il crollo delle visite in cantina e le ricadute sulle vendite dirette. Partendo da un dato prepandemico di 15 milioni di enoturisti e 2,65 miliardi di euro il giro d’affari complessivo stimato dall’Osservatorio di Città del Vino, essi stimano infatti che serviranno due anni per tornare ai numeri del 2019.

Il XVII Rapporto certifica, inoltre, i grandi punti di forza dell’offerta enoturistica del Belpaese, quali ricchezza enogastronomica, varietà di vitigni, contesti storico-artistico-culturali, ai quali però si contrappongono i tanti aspetti ancora da migliorare per contrastare una concorrenza, specialmente europea, che affila le armi del marketing e della promozione. Da qui la necessità di migliorare l’offerta di servizi, le infrastrutture, la digitalizzazione dei territori, ma anche la capacità di saper gestire le visite in una lingua straniera e l’originalità dell’offerta enoturistica, evitando l’effetto dejà vu.

Tra i principali aspetti che emergono dall’indagine c’è anche il riposizionamento dell’enoturismo verso un’esperienza sempre più all’aperto, più in vigna che in cantina, più per piccoli gruppi che con i grandi bus e sempre più attenta alla sostenibilità e all’accessibilità dei servizi. Un enoturista rispettoso dell’ambiente e alla ricerca di esperienze attive, capaci di integrarsi con la bici, il trekking, l’arte e altre occasioni di tempo libero. Più esperienziale, meno ripetitivo. In termini regionali la Toscana si conferma la regione più appetibile da un punto di vista enoturistico (52%), grazie alla contemporanea presenza di elementi ambientali e capacità organizzative altrove sviluppati in misura minore.

Per il futuro, infine, è quasi unanime la richiesta che arriva dai territori per un piano straordinario di rilancio dell’enoturismo italiano (74,19%). A tal proposito si è espresso anche il presidente di Città del Vino, Floriano Zambon, secondo il quale essa è “Una richiesta legittima quella necessità di un tavolo di progettazione e di una cabina di regia che unisca le migliori intelligenze del pubblico e del privato per ridisegnare il rilancio del turismo del vino italiano, anche attingendo alle risorse che oggi ci mette a disposizione il recovery plan, per dare slancio ed energia a un comparto che rappresenta la ricchezza di centinaia di territori e comunità rurali e che favorisce il mantenimento dell’ambiente, del paesaggio e della vitalità di aree già a rischio di spopolamento”.