Il futuro passa dal turismo enogastronomico

di redazione
Priante (Unwto): “La pandemia ci ha fatto scoprire un nuovo modo di viaggiare. Non esiste destinazione che prescinda dall’offerta enogastronomica”.

Priante (Unwto): “La pandemia ci ha fatto scoprire un nuovo modo di viaggiare. Non esiste destinazione che prescinda dall’offerta enogastronomica”.

Il turismo enogastronomico è e sarà il motore della ripartenza dell’intero settore”. Ad affermarlo è Alessandra Priante, direttrice Europa dell’UNWTO – United Nations World Tourism Organization, nel corso di una lunga disamina sullo stato del comparto prossimo a chiudere la seconda estate all’insegna di una pandemia, che, nel ridurre il raggio degli spostamenti ammessi, ha dato impulso al turismo di prossimità. “Una scelta inevitabile che da una parte ci ha fatto scoprire un nuovo modo di viaggiare, dall’altra ha consolidato un fenomeno in crescita già pre-pandemia, e cioè la forza del binomio enogastronomia -vacanza – sottolinea Priante – Oggi in Italia, in Europa e in gran parte del mondo la motivazione enogastronomica è quella principale nella scelta di una destinazione. E sono sicura che non si tratti di una tendenza ma di una realtà che rimarrà tale anche dopo il Covid”.

All’interno di un contesto in cui il turismo rappresenta per molti Paesi una fetta fondamentale dell’economia (in Italia vale più del 13% del Pil), quello di matrice enogastronomica “ha in assoluto la catena del valore più ampia perché riguarda molti attori: ristoratori, produttori, agricoltori. È, inoltre, una leva importante per favorire la destagionalizzazione e la decentralizzazione del turismo. Il turismo enogastronomico permette di conoscere un territorio in modo più autentico, di favorire lo sviluppo di aree meno note e di decongestionare quelle di massa ” osserva Priante .

D’altronde, secondo il Rapporto sul turismo enogastronomico di Roberta Garibaldi, oltre un italiano su due (il 55%) negli ultimi 3 anni ha fatto almeno un viaggio con l’enogastronomia come principale motivazione (era il 45% nel 2019 e il 21% nel 2016), anche se la crisi innescata dal Covid ha ridotto numero di esperienze fruite e potere di spesa. “Questa attenzione non si riscontra solo in Italia ma in gran parte del mondo – spiega Priante, secondo cui – l’enogastronomia è il futuro del turismo, non solo il suo motore. Il principio di questo turismo è uno: andare in un posto e goderselo. Oramai non esiste destinazione che prescinda dall’offerta enogastronomica”.

Riguardo alla ripresa futura, la direttrice UNWTO stima un ritorno ai volumi pre-Covid entro il 2023, anche se l’incertezza legata all’andamento dei contagi tende a far slittare la data. “Le frontiere tardano ad aprirsi, i Paesi impongono la quarantena, non tutti i vaccini vengono riconosciuti. E, soprattutto, non c’è un protocollo valido globalmente che regoli viaggi e ingressi. Ma quando si riaprirà davvero non potremo più permetterci gli errori di prima – conclude – Dovremo mostrare un approccio più olistico, mettere le città d’arte in connessione con le aree rurali. E il collante sarà uno: l’enogastronomia”.