Dal Mugello alla “vetta” del Chianti

di redazione
Seconda giornata del tour Bike&Wine press, raccontata dai protagonisti. Tra cantine, ristorazione eroica e ospitalità eccellente.

Seconda giornata del tour Bike&Wine press, raccontata dai protagonisti. Tra cantine, ristorazione eroica e ospitalità eccellente.

di Andrea Guolo (con Giambattista Marchetto)

La e-bike è una grazia di Dio, ma pedalata assistita non significa pedalata sostituita… così all’alba del secondo giorno la stanchezza si fa già sentire. Questo però non ci ha impedito di trovare energia e motivazioni per percorrerne altri 90, da Dicomano in Mugello fino a Panzano in Chianti Classico. Mettendoci pure in mezzo due piccoli valici nei punti più alti della denominazione, il passo del Sugame e lo scollinamento di Lamole.

In sella alle e-bike (fornite dalla Ciclofficina a Castenaso), la giornata è cominciata con il trasferimento molto breve da Borgo Macereto alla cantina di Fattoria Il Lago, con prima degustazione dei vini prodotti dalla micro-azienda tra cui spiccano un Pinot Nero in stile mugellano, fruttato e speziato, esito di una fermentazione integrale in barrique così come il Syrah frutto di uve coltivate in quota, anche se la cantina è l’ultima della denominazione Chianti Rufina e dunque propone i vini classici del territorio.

Da Dicomano abbiamo iniziato la discesa rapida verso Pontassieve e una pronta risalita, forse la più tosta, fino a Podere Belvedere per incontrare lo chef Edoardo Tilli, grande mano e filosofia sempre più orientata all’autoproduzione (già presente una piccola serra di piante officinali e in arrivo un potenziamento dell’orto con vista val di Sieve). Tra fermentazioni e ricerca, c’è anche il tempo per una piccola degustazione con il pane fatto in casa, l’olio dell’azienda e alcuni piatti sorprendenti, tra cui l’ostica di campagna (senza ostrica!). Una delle peculiarità di Podere Belvedere è anche l’esperienza enoica, grazie a una “alleanza” con Emanauele Nenci di A panciapiena, che ha messo a disposizione del ristorante bottiglie di pregio da proporre ai clienti.

L’ingresso in Chianti Classico inizia da Figline salendo verso Dudda, con la visita al tenimento omonimo dell’azienda Carpineto. A Dudda iniziò la storia dell’azienda di proprietà delle famiglie Sacchet e Zaccheo, oggi presenti anche a Montalcino e Montepulciano. Alta tecnologia e forte identità territoriale caratterizzano la sede centrale in Chianti Classico, dove abbiamo incontrato l’enologa Caterina Sacchet. Una degustazione di chianti classico e riserva ci ha permesso uno “sguardo” veloce sulla produzione dell’azienda.

Da Dudda a Lamole, ci sono i due temibili valici che valgono il viaggio per la godibile discesa verso Greve in Chianti e per i paesaggi clamorosamente belli nella salita verso Lamole sul crinale sospeso tra due valli. L’arrivo alla chiesa di Lamole ha visto un parterre d’eccezione riunito per congratularsi con noi “ciclisti”: presenti lo stato maggiore di Lamole di Lamole guidato da Alessandro Marzotto e quello del Consorzio di Tutela del Chianti Classico con il presidente Giovanni Manetti. Foto di rito e interviste a seguire (i ciclisti sono pur sempre giornalisti!). E tanti complimenti per l’iniziativa che, ha detto il presidente Manetti, “è in piena linea con il tipo di turismo che il consorzio da sempre vuole incentivare, per la promozione del territorio”. A Lamole di Lamole, azienda gioiello del gruppo Santa Margherita, intervista con Alessandro Marzotto e tasting dei vini. Oltre allo schietto chianti classico, la riserva esprime al meglio il percorso di affinamento e il territorio, ma è nella Gran Selezione – che punta al 100% sangiovese – che si racconta un percorso di evoluzione.

Ultimo sforzo, con passaggio per il centro di Panzano in Chianti dove si incontra la macelleria di Dario Cecchini, verso la destinazione finale del secondo giorno: Tenuta Casenuove, di proprietà di un imprenditore francese, che promette di diventare l’ennesimo gioiello di ospitalità di un territorio come il Chianti Classico che rappresenta un esempio per equilibrio tra viticoltura e natura “selvaggia”. L’arrivo a Casenuove è con brivido, causa incontro con mamma cinghiale e tre pargoli al seguito, ma la cinghialessa non ci ha attaccato, forse consapevole delle buone intenzioni. E gran finale a cena con alcune colleghe, presenti a Casenuove per un press tour, con il gestore dell’azienda Alessandro Fonseca a tenere le fila con garbo e senso dell’ospitalità.