L’enoturismo della storica tenuta che appartenne al presidente della Repubblica si nutre di nuovi progetti. A raccontarli è il pronipote e attuale proprietario Matteo Sardagna Einaudi.
Poderi Luigi Einaudi è un cantiere in costante rinnovamento e non solo per quanto riguarda i vini – è stato da poco lanciato sul mercato il nuovo cru di Barolo, Villero, prima annata 2019 – ma anche in ambito accoglienza. L’azienda con 70 ettari di vigna che raccolgono le uve più nobili del Piemonte (Dolcetto a Dogliani, Nebbiolo nei cru Terlo, Cannubi, Bussia e Monvigliero, ancora Nebbiolo in zona Barbaresco, a Neive) dispone infatti di un vero e proprio relais con dieci camere a Dogliani che presenta una particolarità unica: la piscina a forma di bottiglia. Già questo elemento di attrazione potrebbe bastare per attrarre i wine lovers all’interno della proprietà, ma il cantiere non si ferma e ci sono diversi progetti in fase di partenza. Ce ne parla Matteo Sardagna Einaudi, attuale proprietario e pronipote del fondatore, quel Luigi Einaudi passato alla storia non solo come uno dei più importanti economisti del Novecento italiano ed europeo, ma anche per il suo incarico di Presidente della Repubblica dal 1948 al 1955, secondo presidente della storia e primo presidente eletto (la nomina del predecessore fu provvisoria e arrivò dalla Costituente).
Cosa offrite a livello hospitality?
L’accoglienza e il pernottamento sono gestiti nella cascina costruita nell’Ottocento e acquistata da Luigi Einaudi nel 1921, diventata il rifugio di famiglia in tempo di guerra e rimasta ai mezzadri fino a quando, negli anni Novanta, all’interno della proprietà abbiamo realizzato cantina interrata, perché non ci fosse un impatto sul paesaggio che è davvero emozionante. Poi la cascina è stata rimessa a posto e ne abbiamo ricavato dieci camere, con il giardino delle spezie e dei profumi, e con la piscina a forma di bottiglia. Ogni anno facciamo qualche intervento nuovo e le prenotazioni vanno molto bene. Abbiamo già il tutto esaurito per i weekend di ottobre 2024.
Cosa offrite in cascina?
La sala degustazione è a disposizione degli appassionati, ma si può trasformare in uno spazio per organizzare cene private con chef a noi collegati. Chi volesse, può anche utilizzarla chiamando uno chef di fiducia. Ad ogni modo non c’è una ristorazione fissa.
E in prospettiva cosa intendete fare?
Esistono diversi immobili che possono essere ristrutturati per diventare luoghi di ospitalità. A Carrubi, per esempio, disponiamo di una cascina attualmente diroccata e abbiamo già dato il via all’iter burocratico, con i tempi biblici che comporta anche a causa dell’Unesco, per il restauro che trasformerà lo spazio in un centro di degustazione del nostro Barolo e con alcune camere a disposizione dei visitatori. Il problema è l’accessibilità, perché la vigna con gli anni si è mangiata la strada e non abbiamo certo intenzione di estirpare il Nebbiolo.
Come farete?
Stiamo pensando di realizzare una cremagliera che dalla strada sale verso la cascina, passando tra le vigne. Poi, sempre in zona, possediamo una piccola palazzina da cinque piani che vogliamo trasformare in albergo diffuso. E poi c’è un progetto in Liguria.
Di cosa si tratta?
A Portofino, abbiamo una casa di fatto non utilizzata e la vogliamo utilizzare come terzo polo dell’accoglienza Luigi Einaudi. Partendo da Torino e passando per le Langhe, arriveremo al mare. In questo modo, potremo dare la possibilità di un vero e proprio tour agli appassionati della nostra azienda e dei nostri vini.