A fronte di una situazione di profonda crisi, UIV invoca un pacchetto di misure straordinarie indispensabili a traghettare il settore fuori dalla crisi economica imposta dalla pandemia.
A seguito della recente riunione del Tavolo vitivinicolo con il sottosegretario alle Politiche agricole, Gian Marco Centinaio, il presidente UIV, Ernesto Abbona, ha invocato la rapida predisposizione di strumenti utili a salvare un comparto piegato dalla pandemia, che nei mesi a venire si gioca gran parte del proprio futuro. Tutto questo mentre l’Osservatorio UIV prospetta un 2021 in chiaroscuro per le vendite di vino italiano, in ripresa rispetto all’anno precedente ma ancora lontane dai livelli pre-Covid19.
“In questo momento – afferma Abbona – servono strumenti per mettere in sicurezza finanziaria migliaia di aziende del vino piegate dalle chiusure horeca, con 500 milioni di euro di crediti incagliati e mancate vendite, franco cantina, per 1,5/1,8 miliardi di euro. Contestualmente servirà anche una promozione verso i Paesi terzi più flessibile per intercettare il rimbalzo che ci attendiamo. Il settore deve ripartire da questi 2 capisaldi, mentre pensiamo che la distillazione non sia adatta a questo particolare momento. Il vino italiano nei prossimi mesi si gioca il proprio futuro. Se attraverso il Fondo filiere si riescono a adottare misure finanziarie efficaci per traghettare il settore fuori dall’impasse, saremo pronti a ripartire. Altrimenti – continua – si rischiano dinamiche distorsive a catena, in particolare sul fronte dei prezzi, in grado di travolgere un sistema sin qui vincente. Tra mancati ricavi e crediti non evasi il quadro del mercato oggi è però particolarmente fluido e sarebbe un peccato non approfittare di uno scenario che potrebbe rivelarsi favorevole. Questa – conclude Abbona – è una crisi di liquidità, non più di mercato, e se non assecondiamo la domanda latente questa si rivolgerà altrove”.
Le principali misure di emergenza proposte al Tavolo da Unione italiana vini riguardano misure a sostegno della liquidità delle imprese che hanno perso fatturato, con il rafforzamento del contributo a fondo perduto, con l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali e assistenziali anche per il 2021 e la sospensione dei pagamenti delle imposte e del versamento dell’IVA sui crediti commerciali incagliati. Interventi richiesti anche in merito allo stoccaggio dei vini Dop e Igp e all’approvazione dei decreti attuativi sulle rese dei vini generici e sulla sostenibilità.
Al netto di ulteriori emergenze sanitarie, l’Osservatorio Uiv prevede per il 2021 una ripresa significativa sul mercato interno rispetto allo scorso anno, anche se al confronto con il 2019 mancheranno all’appello ancora 2 miliardi di vendite al consumo. Luce verde anche per l’export, forte della ripartenza attesa sui principali mercati, dove le campagne vaccinali sono in fase molto avanzata. In questo contesto, secondo Uiv, le cantine italiane riuscirebbero a chiudere la campagna vendemmiale a fine luglio con 38,5 milioni di ettolitri di vino, 1,3 milioni in più rispetto a un 2020 in crescita produttiva del 3%. Un dato tutt’altro che preoccupante, considerando che con le gelate di questa primavera si attende una vendemmia in riduzione. Inoltre, in favore del Belpaese giocheranno da una parte le previsioni di vendemmia di una Francia funestata dalle gelate (32 milioni di ettolitri previsti, minimo storico), dall’altra l’espulsione nei fatti dei vini australiani dal mercato cinese: nel primo trimestre dell’anno, gravato da un dazio del 218%, l’import di Pechino di vino Aussie si è infatti quasi azzerato, e le prospettive nel medio-lungo termine segnalano un vuoto da riempire pari a 1,3 milioni di ettolitri solo di vino rosso. Anche in questo caso, la minore produzione francese potrebbe fornire l’occasione storica per il nostro Paese di costruire una vera alternativa di valore per gli importatori del Dragone.