Cresce la voglia di aria aperta dei turisti, che vogliono sentirsi parte attiva dell’esperienza. Sicilia ed Emilia-Romagna le mete più ambite.
È stata presentata presso il Senato della Repubblica la quarta edizione del Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano 2021. Curato da Roberta Garibaldi, esso evidenzia i cambiamenti della domanda e le opportunità che si aprono per gli operatori del settore e per le destinazioni, che saranno in grado di intercettare le nuove tendenze in atto.
Secondo il Rapporto, nel 2020 i turisti italiani hanno riscoperto l’Italia come destinazione, scelta quasi obbligata dalle restrizioni imposte ai viaggi internazionali. E anche questo ha determinato una voglia di approfondire la conoscenza del patrimonio di sapori territoriali. Le località di mare sono diventate la porta di accesso per partecipare a esperienze enogastronomiche nell’entroterra (53% dei turisti enogastronomici), davanti alle città d’arte e alle destinazioni montane.
La voglia di vivere all’aria aperta spinge poi i turisti alla ricerca di sistemazioni come agriturismi (l’86% ha intenzione di alloggiarvi) e relais di campagna (59%), con una ricerca di soluzioni innovative, tra cui spiccano alberghi a tema cibo-vino (56%), glamping (29%) e case sugli alberi (32%). Nella scelta degli hotel, la presenza di un’offerta che valorizza i cibi tipici locali appare sempre più determinante e l’80% degli intervistati si aspetta una prima colazione a base dei prodotti del luogo.
La pandemia ha, inoltre, modificato le scelte del consumatore, che vuole vivere da protagonista le esperienze a diretto contatto con la natura. Alle tradizionali visite in cantina, percepite come troppo simili tra loro dal 60% dei turisti enogastronomici (+6%) e all’approccio “passivo”, si sostituisce la volontà del turista enogastronomico di prender attivamente parte alla visita, diventando egli stesso un elemento di quella comunità agricola, come ad esempio durante la vendemmia attiva, e agendo in sintonia con la natura (raddoppia la percentuale di chi vuole raggiungere l’azienda in bicicletta, scende di 9 punti la quota di chi vorrebbe usare l’automobile). I mesi passati in casa durante i lockdown spingeranno i viaggiatori a vivere sempre più all’aria aperta.
La consapevolezza acquisita delle tematiche socio-ambientali trasforma il turista enogastronomico in una sorta di stakeholder del luogo e dell’azienda virtuosa, che opera in armonia con il suo territorio. La scelta di una destinazione diventa una sorta di “premio” alle aree e alle aziende agricole che hanno operato per lo sviluppo autentico e armonico, rivalutando e proteggendo i saperi e la cultura locale, creando nuove opportunità di lavoro soprattutto per giovani e donne. E la fidelizzazione del turista, con l’acquisto dei prodotti, appare come una logica conseguenza dell’esperienza vissuta.
Dal canto suo il trend wellbeing è in pieno sviluppo. Il 65% dei turisti enogastronomici sarebbe interessato a frequentare percorsi e workshop nelle aziende di produzione con informazioni utili sul benessere psicofisico, il 64% vi vorrebbe praticare attività sportiva all’aria aperta. Offerte come lo yoga, il forest bathing e la possibilità di praticare sport (palestra, trekking, bici) in ambiti rurali assumono particolare importanza nelle decisioni di visitare territori e imprese.
Cambiano anche la modalità di accesso all’esperienza e la digital revolution acquista un peso rilevante nella fase pre e in quella post esperienziale. Se nella scelta di visitare un’azienda o un territorio continua a prevalere il passaparola tra amici e conoscenti (55%), la ricerca evidenzia tuttavia un peso sempre più importante dei social network con Instagram in crescita (+4%) rispetto a Facebook che continua comunque a essere lo strumento social più utilizzato. Nelle modalità di prenotazione si evidenzia, come effetto della pandemia e della necessità di una prenotazione o conseguente possibilità di disdetta, un ricorso rafforzato alla chiamata diretta via telefono (62%) o tramite mail (46%), preferite alle soluzioni di contatto attraverso portali istituzionali o agenzie di viaggio. Il digitale è invece diventato lo strumento di riferimento per la fase successiva all’esperienza diretta, dall’acquisto dei prodotti con consegna a domicilio (che interessa il 70% degli intervistati) fino alle degustazioni digitali e alla possibilità di entrare a far parte di wine club.
Tra le regioni italiane, svetta la Sicilia come meta enogastronomica più desiderata seguita dall’Emilia-Romagna, dalla Campania e a seguire da Puglia e Toscana. La città preferita dai turisti enogastronomici italiani è Napoli, che precede Bologna, seguita da Palermo per gli italiani in generale e da Roma per i turisti enogastronomici.
Questo il commento della curatrice del rapporto, Roberta Garibaldi “La crescita del fenomeno enogastronomico è costante: se nel 2016 soltanto il 21% degli intervistati aveva svolto almeno un viaggio con principale motivazione legata a quest’ambito nei tre anni precedenti, per poi salire al 30% del 2018 e al 45% del 2019, con l’analisi 2021 la percentuale è cresciuta fino al 55%. L’impatto della crisi innescata dal Covid pesa sul numero di esperienze fruite che diminuiscono in media del 27% rispetto 2019 e sul potere di spesa (il 31% afferma di aver destinato un budget inferiore rispetto al 2019, mentre il 27% dispone di maggiori risorse). Se la pandemia – conclude la Garibaldi – ha frenato la possibilità di vivere esperienze, la globalità dei dati ci mostra una crescente attenzione al tema enogastronomico e anche un nuovo profilo del turista”.
“Il Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano presentato oggi – afferma dal canto suo il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia – è uno strumento di lavoro. Il messaggio dato dal Premier Mario Draghi a conclusione del G20 è chiarissimo: l’Italia è riaperta, l’industria del turismo ha riacceso i motori, siamo pronti a riprendere la corsa. E l’enogastronomia è uno dei nostri punti di forza. Ha retto in un momento di crisi, è sostenibile e può correre ancora più veloce, ma ci dobbiamo organizzare per esprimere pienamente le nostre potenzialità in questo ambito. Se ci mettiamo a lavorare per un piano nazionale legato all’enogastronomia, utilizzando questo Rapporto come documento di lavoro, potremo sfruttare un cavallo in grado di partire con la rincorsa e allora questo “Palio” lo vinceremo noi”.
“Il turismo enogastronomico in Italia – evidenzia il sottosegretario alle Politiche agricole alimentari e forestali Gian Marco Centinaio – ha enormi margini di crescita. Le eccellenze del Made in Italy possono diventare un traino per l’intero settore. Esempio emblematico è rappresentato dal vino, connubio fra un prodotto e la valorizzazione del suo territorio. Ogni nostra regione è un viaggio del gusto. Nel futuro post pandemia sono sicuro ci saranno tante opportunità, all’insegna del vivere bene e nel rispetto della sostenibilità ambientale”.
Giorgio Palmucci, presidente di Enit, afferma infine “L’enogastronomia ha contribuito a mantenere salda l’affezione per l’Italia in questo momento difficile e nel tempo ha anche trasformato i turisti in viaggiatori. La fruizione di esperienze a tema enogastronomico diventa patrimonio comune, generando flussi turistici distribuiti in ogni periodo dell’anno e in località meno note. Queste esperienze hanno mutato la geografia turistica, introducendo nuove forme di approccio alla conoscenza dei territori, rappresentando anche un traino per le imprese, un profondo rinnovamento dei modelli turistici, aprendo sempre più l’offerta in direzione della sostenibilità, e di un adattamento ai nuovi trend di domanda e offerta orientati alla qualità dell’accoglienza. Il sistema turistico italiano con la sua cultura gastronomica di tutto rilievo sta prendendo sempre più coscienza. Si assiste ad una trasformazione della ristorazione che è tra le prime motivazioni di viaggio, soprattutto per i turisti stranieri. E spesso è proprio la scoperta di esperienze enogastronomiche a prolungare l’esperienza di viaggio.”