Dieci buone ragioni per salire da Cembra Cantina di Montagna

di Andrea Guolo

Dalla viticoltura eroica ai 700 km di muretti a secco, dal paese delle 85 maglie rosa alle piramidi di Segonzano, ecco tutte le attrazioni di questa mitica valle del Trentino

Val di Cembra, Trentino. Un paradiso della natura, dei ciclismo e del buon vino. In questo territorio c’è una cantina che è l’emblema della produzione di vini da montagna, tanto da inserirne il nome all’interno del suo brand: si chiama Cembra Cantina di Montagna e può vantare il titolo di una delle cantine più alte d’Italia, a 700 metri di quota, in una valle famosa per il porfido e per le sue pendenze estreme, che possono superare il 40%. Siamo di fronte a un esempio di viticoltura eroica e già questa è una delle buone ragioni per andare a visitare Cembra, ma non è certo l’unica. Andiamo a scoprirne dieci, accompagnati idealmente da Stefano Rossi, il winemaker di questa cooperativa d’alta quota.

1. I vigneti. Perché sono dei giardini di famiglia, in quanto Cembra è una cooperativa composta da trecento conferitori, quindi viticoltori che hanno a disposizione appezzamenti molto piccoli, mediamente mezzo ettaro ciascuno. E se li tramandano di generazione in generazione, senza alcuna volontà di cederli alle grandi imprese. Nessuno considera la vendita, perché la coltivazione delle uve è una forma di attaccamento al territorio e alle storie di famiglia. La gente ci crede, si carica la gerla (è la caratteristica cesta di legno di vimini) sulle spalle per trasportare l’uva e ne resta inevitabilmente legata.

2. I muretti a secco. Perché sono un patrimonio immateriale dell’Unesco, certo, ma anche perché sono parte del Dna di questa valle. È un segno tangibile di come l’uomo sia riuscito, attraverso la propria opera, ad addomesticare la natura, migliorandola e costruendo, con la fatica, dei terrazzamenti spettacolari. Se li mettessimo “in riga”, tutti i muretti a secco della Val di Cembra, potremmo disporre di una clamorosa “grande muraglia” in grado di unire il Trentino a Napoli: sono più di 700 km di lunghezza. Inoltre, rappresentano un laboratorio di biodiversità, perché nei muretti si annidano gli insetti e tanti animali. Per il contadino, la manutenzione di questi muretti rappresenta un diversivo: quando termina il lavoro in cantina, inizia il lavoro di “tagliando” del muretto a secco.

3. Il Lago Santo. Si chiama così il laghetto situato a 1200 metri di altezza, sopra la sede di Cembra Cantina di Montagna, ed è un luogo incantato. “Il nostro prossimo step – racconta il wine maker – sarà quello di individuare dei percorsi per salire con gli enoturisti per fare i tasting vista lago. Perché questa, per noi, è la forza dell’enoturismo. E ci piace proporre costantemente nuove attività”.

4. Il Castello di Segonzano. Tra le rovine di questo antico castello, il tempo sembra essersi fermato. Nel Medioevo, la Val di Cembra rivestiva un’importanza fondamentale, poiché forniva alla flotta veneziana il legno di abete rosso necessario per la costruzione degli alberi maestri delle navi. Il legname veniva trasportato a Venezia via fiume. Per questo motivo, la vicina Val di Fiemme godette di forte indipendenza dalla Serenissima e uno dei simboli di ricchezza e prosperità poteva essere proprio il castello di Segonzano, di cui oggi restano queste rovine circondate da vigneti e meleti che possono essere raggiunte attraverso il sentiero della Corvaia. Qui, Cembra Cantina di Montagna organizza degustazioni e pranzi, in un punto panoramico e sopraelevato.

5. Le Piramidi di Segonzano. Non lontane dalle rovine del castello, ecco le piramidi scavate nella roccia, ma non dagli uomini! Si tratta di torri, creste e pinnacoli disposti a canna d’organo, un fenomeno geologico unico in Trentino e raro nel mondo. Al vertice di queste piramidi di trovano gli “omeni”, rocce che ricordano le teste umane. Il sito è visitabile tutto l’anno attraverso un sentiero appositamente attrezzato e ben segnalato.

6 Il torrente Aviso. Ok, ogni valle ha un torrente, ma l’Aviso si distingue dalla “concorrenza” non solo per le sue acque impetuose, ma anche perché taglia a metà la valle separando la zona del porfido, che si trova al di là della sponda nord, da quella dei giardini vitati, che stanno naturalmente a sud perché l’uva, soprattutto quella di alta montagna, gradisce i raggi solari.

7. Le pendenze, naturalmente. Come già detto, arrivano a superare il 40% e la foto in verticale ai vigneti da viticoltura eroica è un must di ogni visita in val di Cembra.

8. L’Ora del Garda, che è il vento tipico della valle dell’Adige. Un vento benedetto da Dio per i vigneti, perché riduce la necessità dei trattamenti e tira via l’umidità. Alla mattina scende, al pomeriggio sale. Ricordatevi questa direzione del vento, perché potrebbe risultare preziosa in caso di escursione ciclistica: alla sera, se da Trento si torna verso Bolzano, è come avere una forma di pedalata assistita, mentre al mattino è come se qualcuno ti tirasse per la maglietta.

9. Il paese delle maglie rosa. Palù di Giovo, in Trentino, vanta 550 abitanti e 85 maglie rosa. Chi le ha conquistate? Beh, il principale detentore, per ben 57 giorni, si chiama Francesco Moser, che qui da ragazzo faceva il vignaiolo, ma il primo ad averla conquistata fu suo fratello Aldo (1958, a Superga) e poi arrivò l’altro fratello Enzo (1964, Passo San Pellegrino). Il quarto e ultimo ad averla indossata, per 24 giorni, è stato Gilberto Simoni. Del resto, in una terra con tali pendenze, la passione per il ciclismo è quasi inevitabile, anche se il grande Moser era più forte in discesa che in salita.

10. E infine, Cembra Cantina di Montagna. Le sue etichette sono in grado di raccontare l’anima autentica della valle: Müller Thurgau, Riesling, Chardonnay, Pinot Nero, la cuvée bianca Zymbra e il Trento Doc Pas Dosé Riserva Oro Rosso 2019, rosso come il porfido della val di Cembra che probabilmente è lo stesso con sui è stato realizzato il selciato della città dove viviamo. Le visite in cantina partono dai vigneti, per contemplare la natura e la pace che regna in questa valle, e terminano in cantina, per degustare i vini. Ma è ancora meglio farle terminare nelle locande come la Vecchia Sorni, nell’omonimo borgo, dove abbinare le etichette di Cembra con il loro risotto all’acqua di pomodoro. O in azienda, dove si organizzano i pranzi con i salumi e i formaggi del territorio o con i dolci tipici come la Treccia Mochena, originaria della val dei Mocheni.