Dal 23 al 25 novembre torna Mercato dei Vini, per far scoprire etichette ed esperienze da vivere in azienda. Analisi Nomisma: oltre l’80% delle aziende associate alla Fivi punta su visite guidate e degustazioni
Oltre mille aziende saranno presenti a Bolognafiere, dal 23 al 25 novembre, per la seconda edizione bolognese del Mercato dei Vini dei vignaioli indipendenti che aderiscono a Fivi. In realtà si tratta della tredicesima edizione per questo evento di riferimento internazionale, che fino a due anni fa si teneva a Piacenza e poi, per ragioni logistiche e di grandezza acquisita, è stato spostato sul quartiere fieristico del capoluogo emiliano romagnolo. I biglietti sono acquistabili online a un prezzo che parte da 25 euro per una giornata e arriva fino a un massimo di 70 euro per i tre giorni. L’acquisto online è scontato di 5-10 euro (a seconda del tipo di biglietto) rispetto all’acquisto effettuato direttamente in fiera.
Per i wine lovers, l’evento in scena a Bologna costituisce l’occasione non solo per degustare le etichette prodotte dai piccoli produttori o per partecipare a un ricco calendario di masterclass, ma anche per preparare la visita nelle loro aziende che, secondo quanto è emerso da un’indagine realizzata da Nomisma Wine Monitor per Fivi, sono particolarmente orientate all’accoglienza.
Il modello dei vignaioli Fivi, secondo Nomisma, ha il seguente identikit. Sono 1.700 produttori, con una superficie media coltivata di poco più di 10 ettari di vigneto, 75 tonnellate di uva auto-prodotta per una produzione media di 38 mila bottiglie vendute ogni anno: in altre parole, una filiera totalmente integrata, dalla vigna alla cantina, fino alla commercializzazione dei propri vini.
“Una delle principali esternalità positive collegate al modello socioeconomico dei Vignaioli Indipendenti Italiani è dato dal fatto che l’81% dei vigneti coltivati da questi produttori si trova in collina e in montagna, rispetto al 60% della media italiana, vale a dire in quelle aree interne sempre più soggette a spopolamento e a rischio idrogeologico. Zone dove, per altro, l’uva da vino rappresenta una delle poche produzioni agricole ancora in grado di dare reddito a chi la coltiva” – sottolinea Denis Pantini, Responsabile Nomisma Wine Monitor. Basti infatti pensare che, sebbene i cereali rappresentino la coltivazione più diffusa nelle aree collinari e montane italiane, il valore della produzione ottenuto ad ettaro è meno del 30% di quello ottenuto dall’uva da vino.
Dal punto di vista economico il “modello Fivi” esprime valori importanti, non tanto in termini assoluti quanto unitari. Basti infatti pensare che il prezzo medio a bottiglia del vino venduto dai produttori Fivi è più che doppio rispetto alla media italiana (7,7 euro contro 3,6).
Tra gli sbocchi più importanti per questi produttori c’è però soprattutto l’enoturismo: oltre l’80% delle aziende associate alla Fivi punta su visite guidate e degustazion, con i ricavi derivanti da questi servizi che incidono per il 23% sul fatturato complessivo, contro una media nazionale del 18%. E il 46% dei turisti che annualmente visitano queste aziende sono straniere.