Vini e futura ospitalità a Tenuta Villa Bellini

di Gian Omar Bison

In Valpolicella Classica, la cantina dei Riello si prepara ad aprire un wine-relais con otto suites, destinato a diventare il fulcro dell’ospitalità enologica aziendale a partire dal prossimo anno

Tenuta Villa Bellini, situata a San Pietro in Cariano (VR), nel cuore della Valpolicella Classica, ha aperto le sue porte alla stampa per una cena esclusiva. E noi di Italiawinetour abbiamo potuto ascoltare in anteprima i piani in atto per l’hospitality, già anticipati in questo servizio.

L’evento, svoltosi nella suggestiva cornice delle Torricelle, è stato dedicato alla valorizzazione dei vini biologici della Tenuta, unendo la cultura enologica all’alta cucina in un percorso di abbinamenti con le cinque etichette della cantina.

L’azienda vitivinicola sorge all’interno del “brolo” (gli orti) della villa, estendendosi su sei ettari di terreno, quattro dei quali dedicati alla coltivazione della vite. Un paesaggio incantevole che è un vero e proprio santuario di biodiversità, popolato da cipressi secolari, una quercia tricentenaria, ulivi e arricchito da una sorgente e un laghetto che si tuffa nel bosco. Il tutto poggiato su terreni, composti da un intreccio di basamenti di rocce calcaree ed eoceniche ricoperte da un sottile strato di terra.

Vista da Tenuta Villa Bellini sulla città di Verona (Ph. Fotolive Giovanni Pippo)

LE VITI AUTOCTONE E LA LAVORAZIONE ARTIGIANALE

La Tenuta coltiva i quattro principali vitigni autoctoni della zona: Corvina, Corvinone, Rondinella e Molinara. Le viti crescono in filari molto stretti, con alta densità e sistemi a spalliera verticale (alberello) e pergola. Questa scelta, pur riducendo la resa per ettaro, assicura una maggiore qualità delle uve e, al tempo stesso, impone una lavorazione agricola esclusivamente manuale. L’appassimento avviene in modo naturale, con la sola ventilazione del fruttaio, per esaltare al meglio il potenziale aromatico di ogni uva. La fermentazione è spontanea e si attua attraverso microvinificazioni, mentre l’affinamento ha luogo nella cantina storica, in tonneaux da cinquecento litri e botti da duemila litri di rovere francese dalla tostatura delicata.

I VINI DI TRADIZIONE E IL FUTURO WINE-RELAIS

I vini di Tenuta Villa Bellini sono esempio della secolare tradizione vitivinicola della Valpolicella. La produzione si compone di cinque referenze, ognuna con un carattere distintivo: il Teatrino Valpolicella Classico DOC, il Tirele Valpolicella Classico Superiore DOC, il Sottolago Valpolicella Ripasso Classico Superiore DOC, il maestoso Centenarie Amarone della Valpolicella Classico DOCG (attualmente in vendita l’annata 2016), e il Millesimato Blanc de Noir, Vino Spumante di Qualità Metodo Classico Brut Nature.

Oltre all’attività vitivinicola, la Tenuta è impegnata nel restauro della sua villa settecentesca, edificio che in collaborazione con esperti restauratori e la Sovrintendenza dei beni culturali, diventerà un wine-relais con otto suites, destinato a diventare il fulcro dell’ospitalità enologica aziendale a partire dal prossimo anno.

QUATTRO ROSSI E UNO SPUMANTE

La cena per la stampa ha rappresentato un’opportunità per condividere non solo le peculiarità dei vini, ma anche per anticipare il nuovo capitolo della storia di Tenuta Villa Bellini, culminante con l’apertura di questa nuova struttura ricettiva.

Con uno sguardo d’insieme sui quattro moschettieri della Valpolicella degustati possiamo dire che al naso, il profilo organolettico è dominato dal frutto rosso tipico (ciliegia e marasca). Un nucleo che si arricchisce progressivamente con l’aumentare della concentrazione: si passa dalle note di spezia dolce del Ripasso fino all’Amarone, dove l’appassimento naturale dispiega sentori complessi di tabacco, cacao e pepe nero. Al Palato, si osserva una netta progressione di struttura e densità. Dalla beva agile e snella del Classico si sale verso il corpo robusto e strutturato del Superiore e del Ripasso, fino alla massa imponente e vellutata, ma non eccessiva ed invadente, dell’Amarone. Nonostante questa ricchezza crescente, il filo conduttore è una costante pulizia sensoriale e un equilibrio che non cede mai all’eccesso, con una chiusura asciutta e leggermente tannica, elegante. I quattro rossi offrono un vero e proprio viaggio ascensionale nella Valpolicella, all’insegna della finezza e della freschezza

I vini di Tenuta Villa Bellini (Ph. Fotolive Giovanni Pippo)

In abbinamento

1) L’antipasto: una complessa carrellata di cicchetti con sapori che spaziavano dal marino al salmastro fino al terroso, è stato accolto dal “Millesimato” Blanc de Noir 2020. 70% Corvina e 30% Corvinone, le uve vengono vendemmiate a mano tra fine agosto e i primi di settembre. Fermentazione lenta, riposa in acciaio fino alla primavera successiva. Rifermentazione per 36 mesi e alcuni mesi a riposo dopo la sboccatura e prima della commercializzazione.

Questo spumante. si è rivelato il partner perfetto per la sua versatilità tagliente. Essendo un Metodo Classico Brut Nature ottenuto da uve rosse (Blanc de Noir), la sua natura zero dosage e il perlage fine e persistente hanno agito come un cleanser di precisione, essenziale per affrontare la cremosità della robiola nel macaron e la setosità del baccalà mantecato. Le sue note minerali e la struttura leggermente tannica – retaggio delle uve rosse di partenza – hanno garantito un corpo inatteso per uno spumante, contrastando con successo il grasso dello speck e la nota amara del radicchio negli involtini. Fresco, pieno e asciutto, il Millesimato ha saputo unire i diversi input sensoriali, dalla delicatezza della tartara alla sapidità del formaggio, lasciando in bocca una sensazione di pulizia minerale ed elegante, preparatoria per i rossi successivi.

2) L’antipasto: lardo di Colonnata con crostini e tartare di vitello con solo pepe e briciole di Castelmagno – In abbinamento “Teatrino” Valpolicella Classico 2024. A base di uve Corvina, Rondinella, Corvinone e Molinara il mosto fermenta spontaneamente su vasche d’acciaio e affina in bottiglia.

Questo abbinamento ha offerto un perfetto esempio di come la finezza possa superare la forza. L’esordio al palato è stato un gioco di equilibri inaspettato. Il “Teatrino” Valpolicella Classico 2024 ha subito dimostrato la sua agilità fresca e i sentori vinosi di marasca, sfidando la ricchezza sapida del Lardo di Colonnata non con la potenza, ma con la sua verve. Con la Tartare di vitello con le briciole di Castelmagno, il vino si è trasformato da cleanser a partner. Le sue sfumature di pepe ed erbe officinali hanno trovato un terreno comune con le note terrose del formaggio, elevando la dolcezza della carne. Un connubio che celebra la snellezza: la sua struttura non invade, ma accompagna e rifinisce.

3) Il primo: tagliolini alla carbonara e tartufo – In abbinamento “Tirele” Valpoilicella Classico Superiore 2023. Da uve Corvina, Corvinone, Rondinella e Molinara, il mosto fermenta spontaneamente in acciaio e poi in bottiglia per dodici mesi.

L’abbinamento con i Tagliolini alla Carbonara e tartufo ha richiesto un vino con una spina dorsale più robusta, e il “Tirele” Valpolicella Classico Superiore 2023 ha risposto con energia. È stata una vera danza tra l’opulenza del piatto e l’acidità vitale del vino. Il Tirele si è presentato con una struttura maggiore rispetto al Classico, essenziale per affrontare l’abbraccio cremoso e sapido di uovo e guanciale. Questa intensità superiore non è casuale: nasce da una selezione rigorosa delle uve autoctone e da un affinamento mirato che ne esalta i sentori speziati e balsamici. Sono proprio queste sfumature aromatiche che hanno creato il trait d’union inatteso con il profumo penetrante del tartufo. Le note di lampone e mirtillo rosso del vino hanno mantenuto la freschezza, impedendo al piatto di appesantirsi, mentre la sua complessità di Superiore ha trasformato la ricchezza della Carbonara tartufata in una elegante complessità che puliva il palato ad ogni sorso.

4) Il secondo: tagliata di Wagju Beef al pepe verde su crostone – In abbinamento “Sottolago” Valpolicella Ripasso 2022. Da uve Corvina, Corvinone, Rondinella, Molinara e altre varietà, il mosto fermenta spontaneamente in vasche d’acciaio. Successiva infusione sulle vinacce di Amarone. Affinamento di circa un anno e mezzo in acciaio e tonneaux da 5 hl ed in bottiglia per ulteriori 12 mesi.

Per la ricchezza intensa della Tagliata di Wagyu Beef al pepe verde, il palato ha richiesto la densità e la struttura offerte dal “Sottolago” Valpolicella Ripasso 2022. Questo vino, elegante e robusto, ha la sua forza nel metodo di produzione che ne determina il carattere: il Ripasso. Si tratta della seconda fermentazione sulle vinacce dell’Amarone, un processo che ne amplifica il corpo e ne modella la struttura tannica conferendogli una chiusura secca. È stata proprio questa complessa architettura a domare l’opulenza e il grasso infiltrato della carne Wagyu. Le note fruttate di ciliegia, mora e le spezie dolci del Sottolago, supportate dall’affinamento in tonneaux, hanno bilanciato magnificamente la texture burrosa della tagliata. La componente speziata del vino ha poi creato un ponte aromatico diretto con il pepe verde, trasformando l’intensità in una complessa armonia di persistenza e profondità. Un incontro di grande carattere e di notevole equilibrio.

5) Il secondo: stracotto servito al cucchiaio con verdure e vino rosso – In abbinamento “Centenarie” Amarone della Valpolicella 2016. Da uve Corvina, Corvinone, Rondinella e altre varietà. Fermentazione spontanea in tino di legno tronco – conico da 26 ettolitri. Affinamento in legni di rovere francese di diverse dimensioni per 30 mesi; prima della messa in commercio riposa ulteriormente un anno in bottiglia.

Per l’ultimo abbinamento salato, lo Stracotto servito al cucchiaio ha incontrato il “Re della Valpolicella”: il “Centenarie” Amarone 2016. Questo vino non è solo un abbinamento, ma un abbraccio di intensità. Il Centenarie porta con sé una complessità strutturale imponente, risultato del cruciale processo di appassimento naturale delle uve autoctone e di un lungo tempo di produzione che ne amplifica ogni sfumatura. Il suo vasto bouquet, che spazia dai frutti scuri maturi (mora, ciliegia) ai sentori terziari di tabacco, cacao, pepe e cannella, ha trovato un terreno comune con la ricchezza profonda e avvolgente dello Stracotto e la sua riduzione di vino rosso. La notevole massa glicerica del vino ha avvolto la tenerezza della carne, mentre i tannini, levigati dagli anni di affinamento, hanno sostenuto magistralmente la densità del sugo. È stata una fusione di persistenza, dove la potenza dell’Amarone si è allineata alla consistenza e all’intensità dello Stracotto, lasciando un finale caldo, maestoso.