L’occasione di quest’intervista ha comportato, per chi scrive, uno sforzo più impegnativo del comune. La ragione non è legata alla difficoltà di incontrare un general manager molto impegnato (ma altrettanto disponibile) come Danilo Guerrini (nella foto di apertura), che nella vita non è solo il gm di Borgo San Felice Resort ma anche il delegato (termine che equivale a presidente) di Relais & Châteaux Italia, quanto al fatto che l’intervista è stata concessa da Guerrini al termine della mia partecipazione a L’Eroica 2025, dove insieme ai colleghi Giambattista Marchetto e Gilberto Bertini ho corso con la maglia di San Felice pedalando per quasi 135 km. In realtà ci siamo fermati a 120: un po’ per ragioni di orario (era già buio…), un po’ perché Borgo San Felice, dove abbiamo pernottato, si trovava poco prima del traguardo di Gaiole in Chianti, e aggiungiamoci anche perché eravamo ormai “finiti” dal punto di vista fisico. Dopo tanta fatica, godersi la bellezza del borgo e degustare i vini prodotti dalla cantina che opera in Chianti Classico è stata una vera bellezza, il proverbiale “gran finale”. E anche un modo, che condividiamo con il lettore, per apprendere da Guerrini le novità in arrivo per l’azienda sul fronte enoturistico.
Cosa c’è in cantiere in questo momento?
Stiamo sviluppando un nuovo progetto di wine experience che prenderà il via nel corso della stagione 2026. Vogliamo infatti ampliare la gamma delle esperienze legate al vino perché, in fin dei conti, è uno dei principali motivi per cui si viene qui a San Felice. E avremo anche la possibilità di crescere in maniera più che proporzionale, perché a partire dal prossimo anno estenderemo l’operatività della struttura: la dimora riaprirà il 1° aprile, al termine dei lavori che saranno effettuati nel corso dell’inverno, per chiudere il 7 gennaio 2027. Di conseguenza, a pieno regime e a partire dal 2027, saremo aperti per circa 10 mesi l’anno e il prolungamento dell’apertura coprirà quel periodo in cui, per ragioni climatiche si fanno più volentieri le degustazioni.

Piazza del Borgo San Felice Resort
Quale tipo di offerta va per la maggiore?
Una delle esperienze di maggior successo è la “Casetta della Marchesa”, che prende il nome da una delle dimore utilizzate in passato dagli avventizi per la pausa pomeridiana, e che abbiamo ristrutturato per finalità enoturistiche. Si trova nel mezzo del vigneto che ci dà le uve da cui ricaviamo il nostro cru Poggio Rosso. E lì accompagniamo gli ospiti per fare prima un passaggio a piedi nel vigneto, vivendolo insieme alle persone che ci lavorano, e poi per iniziare la degustazione che offre sicuramente una visuale differente, perché sostanzialmente si vive Borgo San Felice dall’esterno. Un’altra evoluzione importante, tra quelle già avviate, è la vendemmia con gli ospiti, che organizziamo a San Felice e il prossimo anno “esporteremo” a Montalcino nella nostra tenuta di Campogiovanni: al mattino si vendemmia tutti insieme, poi c’è un momento di racconto da parte degli enologi e il programma si chiude con un pranzo collettivo, utilizzando sia a San Felice sia a Campogiovanni quelli che sono i nostri forni storici. Chi vuole, ci può dare un aiuto mettendo le “mani in pasta” e collaborando alle attività in cucina. In questo modo, coinvolgiamo i nostri ospiti nelle attività agricole che svolgiamo all’interno della proprietà, come sta avvenendo proprio in questi giorni con la raccolta delle olive. Coloro che partecipano otterranno poi un box con le bottiglie di vino e di olio, alla cui produzione hanno contribuito attraverso la raccolta delle uve o delle olive. Sono iniziative che ci piacciono perché si tratta di esperienze semplici e soprattutto autentiche.
In un momento difficile per il business del vino, quanto conta l’attività di incoming per sostenere le vendite dirette?
Conta moltissimo, e per noi conta anche di più perché abbiamo approcciato questa attività secondo una logica di qualità e non per fare grandi numeri. In questo momento di difficoltà del mercato e di incertezza dei consumi, San Felice come società agricola e Borgo San Felice Resort come ospitalità stanno sfruttando l’occasione per riorganizzare e ampliare l’offerta basata sulla qualità e sulle esperienze autentiche, che ben si legano alle nostre radici altrettanto autentiche. La nostra missione è quella di rinsaldare queste radici, adattando l’offerta all’evoluzione moderna e diventando testimoni ed educatori dell’originalità e dell’autenticità. In questo modo ci interfacciamo con un pubblico caratterizzato soprattutto da giovani che si avvicinano al vino, lo assaggiano e lo scoprono come un prodotto da condividere. L’età media dei nostri ospiti, nell’ultima stagione, è stata di 32-34 anni, grazie anche all’ingresso sempre più consistente da aree geografiche come quella cinese.
Chi non pernotta al Borgo può comunque visitare la cantina?
Certamente, e sempre di più potrà farlo perché stiamo mettendo a disposizione gli spazi oggi destinati a uso interno come sale dedicate alle masterclass. La richiesta degli esterni sta aumentando anche perché l’essere associati a Relais & Châteaux ci ha fatto acquisire molta visibilità e costituisce un richiamo per chi alloggia in Chianti Classico, nelle ville private, e vuole venire a visitare il Borgo e la Cantina. Le prenotazioni possono essere effettuate attraverso i nostri siti di San Felice e di Borgo San Felice Resort.

La “cerca” del tartufo a San Felice

