Braida e il suo Wine Resort raccontato da Giacomo Bologna Jr

Il nipote del grande e compianto interprete della Barbera ci parla dell’accoglienza in azienda, seguita dalla zia Raffaella Bologna e che si caratterizza per un senso di “casa”, grazie anche alla preziosa custode Giuliana

di Andrea Guolo

Lavorando nel mondo del vino, il suo è un nome e cognome impegnativo perché è lo stesso del nonno, che ha lasciato un segno indelebile nella storia della Barbera e del Monferrato. Giacomo Bologna ha 23 anni, è un giovane pieno di entusiasmo e ha tanti sogni nel cassetto, uno dei quali va oltre i confini del prodotto dell’azienda di famiglia, Braida a Rocchetta Tanaro. “Lo scorso anno ho fatto uno stage da Philipponnat in Champagne, e non nascondo la mia personale voglia di cimentarmi con le bollicine metodo classico. Vedremo…”, ci ha raccontato Giacomo durante una serata a dir poco vibrante a Milano, da Varrone in via de Tocqueville, degustando i vini di Braida in abbinamento alle straordinarie carni e ai salumi di Joselito, il brand più prestigioso al mondo nell’ambito delle carni suine. Indimenticabile il loro Jamòn riserva 2014 che ha aperto le danze in compagnia del Montebruna di Braida, che poi ha fatto seguire l’Ai Suma (“ci siamo” in piemontese, come disse il nonno Giacomo quando lo degustò la prima volta) in abbinamento a piatti come Pluma, secreto e ventresca. Ed è stata anche l’occasione per parlare, con Giacomo junior, di enoturismo e accoglienza in azienda, ambito di cui si occupa direttamente la zia Raffaella Bologna e nel quale Braida sta crescendo in maniera costante e coerente.

Giacomo Bologna (a destra) nella serata di VarroneOnTour (ph. Federico Bontempi)

Come si compone la vostra offerta enoturistica?

Da sempre, accogliamo in azienda chi vuole vedere la cantina e assaggiare i nostri vini, con diversi pacchetti prenotabili online. Nel 2016, inoltre, abbiamo acquistato all’asta un vecchio casale, sempre a Rocchetta Tanaro, che quattro anni dopo è diventato Braida Wine Resort, un agriturismo con sette camere, chiuso subito dopo l’inaugurazione a causa del Covid. Diciamo che, a livello di tempismo, siamo stati un po’ sfortunati. Poi però, finita la pandemia, la struttura ha preso il via e ora lavoriamo benissimo, soprattutto in autunno dopo la vendemmia, durante il periodo del tartufo. Il casale si trova in un territorio patrimonio Unesco, tra i vigneti di Barbera che danno origine al nostro cru Curej. È un progetto che mia zia Raffaella ha sviluppato attraverso esperienze accattivanti come la vendemmia didattica e la raccolta del tartufo nei boschi che circondano i vigneti. Ma è soprattutto il posto ideale per rilassarsi, godersi il paesaggio tra le vigne e degustare un buon calice di Barbera.

Qual è secondo te l’unicità di Braida, la ragione per cui val la pena di venire da voi?

L’amore che mio nonno Giacomo ha avuto per la Barbera. La sua è stata una passione unica. Il nonno è mancato nel 1990, a soli 52 anni, e io purtroppo, essendo nato dopo, non l’ho mai conosciuto. Ma è bello che ancora oggi si parli di lui, del suo amore per la vita e di come abbia creduto nelle potenzialità della Barbera del Monferrato. Lo spirito di Braida è lo spirito di mio nonno, ancora presente, fatto di generosità e passione.

Si dice e si legge in giro che la vostra interpretazione di enoturismo sia quella “casalinga”, come se i wine lovers entrassero in casa vostra. Corretto?

Sicuramente è così. Giuliana, la custode del nostro resort, ti accoglie come se fossi uno di famiglia. Abbiamo un sacco di recensioni positive anche grazie a lei, che è la persona giusta per far sentire le persone come noi immaginavamo dovessero sentirsi quando abbiamo inaugurato la struttura.

Braida Wine Resort

Chi viene da Braida Wine Resort?

Abbiamo tantissimi italiani, poi turisti in arrivo dai Paesi di lingua tedesca, qualche americano, tanti scandinavi.

Alla tua giovane età, come vedi il futuro di Braida e del tuo territorio?

Qualche anno fa, con mio padre, ho piantato cento querce per ricavarne, un giorno molto remoto e magari quando neanche io ci sarò più, il legno per le botti dove maturerà la nostra Barbera. Questo è uno dei nostri investimenti per il futuro ed è il modo con cui interpretiamo il nostro lavoro. Perché ci teniamo al territorio, ci sentiamo parte di questo mondo. Per noi Rocchetta Tanaro è l’ombelico del mondo. Ed è incredibile accogliere coreani, americani, australiani che poi, nei loro Paesi, parleranno di noi e del nostro comune di appartenenza.

Nozze in vigna da Braida

E il futuro del vino?

Occorre guardare avanti, ragionare in termini di lungo periodo, superando l’orizzonte delle mode passeggere. Oggi si parla tanto di low alcol e vino dealcolato… Noi non abbiamo niente contro questi prodotti, ma non siamo quella cosa lì. Cerchiamo la maturazione perfetta dell’uva e, se poi la nostra Barbera deve fare 16 gradi, che li faccia! Non cerchiamo di contenere la gradazione per seguire le tendenze del mercato. Il vino è un prodotto che deve durare nel tempo e la nostra Barbera dura nel tempo. Io ho assaggiato annate degli anni Ottanta, all’epoca non ero ancora nato… E quando hai la possibilità di aprire le vecchie annate, scopri che ogni stagione è stata diversa e ogni annata ha espresso un vino diverso. Questo è parte del nostro Dna e della cultura italiana. E io sono contento di occuparmi di vino e sono contento di essere parte della mia famiglia.

E le bollicine? Le farai tu?

Chissà… Intanto quest’anno abbiamo fatto uscire un nuovo bianco, da uve Timorasso con l’annata 2023, che diventerà un progetto pian piano sempre più importante, e poi vedremo perché la bollicina è un mio piacere personale. Ma se parliamo di vino frizzante, non posso dimentica La Monella, che è vero piacere, da mettere in frigo con i vini bianchi e da bere fresca, anche come aperitivo o abbinato al pesce. È un vino senza tempo.

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