Gusto del valore, neverending food tourism, nuovi luoghi e nuovi spazi, wellbeing. Sono queste le tendenze emerse dal Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano 2021.
L’analisi del fenomeno enoturistico si arricchisce di un nuovo capitolo, possibile grazie alla divulgazione di un set di dati estrapolati dal Rapporto sul turismo enogastronomico italiano 2021, firmato da Roberta Garibaldi, secondo il quale dal 2016 vi è stata una crescita costante di questo ambito turistico: il 71% degli Italiani considera, oggi, l’offerta enogastronomica di un luogo determinante nella scelta della meta di un viaggio, spinti dall’interesse ad approfondire l’aspetto culturale dell’enogastronomia di un territorio. “Oltre alle vacanze e alle attività all’aria aperta – commenta Roberta Garibaldi -, le nuove esigenze del viaggiatore del gusto contemporaneo sono la partecipazione alle esperienze in modo attivo e il benessere olistico. Nel processo decisionale, il prima e il dopo di una vacanza diventano parte stessa dell’esperienza stessa, soprattutto grazie alla digitalizzazione, che diventa ormai imprescindibile per aziende e territori per rispondere efficacemente a una domanda più esigente”.
Dalla lettura dei dati si evince che il turismo enogastronomico di consumo appartiene al passato. Ciò è dimostrato dal fatto che le motivazioni che spingono i turisti al viaggio sono soprattutto legate al paesaggio e all’identità culturale per le destinazioni e ai valori per le aziende, il legame con il territorio in cui opera, la sua adozione di pratiche sostenibili di sviluppo. Il 66% degli intervistati è più propenso a visitare un’azienda di produzione quando ha la possibilità di ricevere informazioni durante la visita sulle scelte etiche adottate, dal personale ai metodi di allevamento e coltivazione; il 51% vorrebbe avere la possibilità di “adottare a distanza” un vigneto, un oliveto, un frutteto, un’acetaia e ricevere a casa il proprio prodotto finale. La sostenibilità, nelle sue declinazioni ambientale, sociale ed economica, a sua volta è diventata un valore ormai imprescindibile e l’azienda agroalimentare si presenterà sempre più come ambassador di una società territoriale evoluta. Saranno apprezzate le aziende che educano il consumatore e lo rendono partecipe di un processo migliorativo. Il gusto del valore si diffonde anche in nuove relazioni tra gli stakeholder territoriali, nuovi livelli di aggregazione e di condivisione, con lo sviluppo dello scambio. Tra i case history citati troviamo la famiglia Grosjean con “Adotta un cru” in Valle d’Aosta, Caviro con la spinta sull’economia circolare e Farmer con il marketplace lanciato per valorizzare le eccellenze della Dop economy.
In crescita anche l’approccio all’enoturismo in modalità attiva: trekking tra i vigneti, spostamenti in bicicletta lungo le strade bianche e le sempre più attrezzate piste ciclabili, interconnessioni con il trasporto ferroviario, stop al traffico e spostamenti in piena libertà sono, infatti, tra le tendenze più ricercate. Oltre alla mobilità green, si svilupperà sempre più il coinvolgimento del turista del gusto nelle attività quotidiane delle aziende, quali vendemmia collettiva, semina, potatura, mungitura e vacanza a contatto con gli animali in chiave pet therapy, per soggiorni di media durata e anche per occasioni quotidiane nei luoghi del turismo di prossimità. Il 61% dei turisti italiani si definisce “innovativo”, e ricerca qualità e proposte che si rinnovano con continuità. La sfida diventa il nuovo equilibrio tra innovazione ed autenticità. Tra gli esempi ricordati: Masi Agricola con la vendemmia attiva delle uve destinate all’Amarone della Valpolicella, gli itinerari del trekking tra i vigneti nelle Langhe, il percorso in bicicletta in Abruzzo tra la Costa dei Trabocchi e le aziende vitivinicole dell’entroterra.
Dallo studio emerge anche che “il viaggio non si esaurisce con il viaggio”, ma ci sono un prima e un dopo, che diventano elementi di preparazione, accompagnamento e ricordo indelebile dell’esperienza. Le nuove tecnologie, diventate familiari e fruibili durante la pandemia, offriranno sempre più al turista enogastronomico l’accesso a una pluralità di fonti per trovare stimoli, conoscere e decidere nella fase precedente al viaggio, per poi condividere le esperienze al suo rientro e aumentare la fidelizzazione verso l’azienda visitata, mantenendo e rafforzando la relazione nel tempo. Il neverending food tourism è una tendenza destinata a crescere e i territori e le aziende che vogliono intercettarlo dovranno investire in digitalizzazione: app, realtà aumentata, piattaforme di e-commerce, degustazioni digitali, scontistica legata alle degustazioni in casa. Esempi virtuosi sono il Museo Lavazza a Torino con audioguida immersiva su Instagram, la Galleria Campari con incontri virtuali e tour in 3D e percorsi guidati sul tema “Arte e Mixologia”, condotti da uno storico dell’arte e da un bartender, e Arigato Food Tours in Giappone e i tour operator che offre esperienze digitali per scoprire la cerimonia del tè e la cultura enogastronomica giapponese prima del viaggio.
Dal canto suo lo smart working incentiverà il rilancio del turismo rurale in chiave bleisure. I piccoli borghi, che dovranno costruire progetti di rete per comunicare le proprie unicità, si svilupperanno come luoghi ideali non solo per vivere e lavorare a stretto contatto con la natura, ma anche per le attività di networking. Il 47% degli italiani ritiene le cantine luoghi dove poter svolgere riunioni di lavoro e meeting aziendali, grazie all’amenità e all’atmosfera rilassante dell’ambiente.
Un’altra significativa prospettiva di crescita sarà nell’escursionismo di giornata, grazie alla riscoperta dei territori di prossimità, innescata durante la pandemia. Ecco, per esempio, crescere i wine bar e la ristorazione in cantina o i piccoli eventi per il dopolavoro infrasettimanale. La creazione di hub gastronomici nei territori, intesi come centri di informazione sulle attività possibili, darà ulteriore impulso all’incoming. Il ritorno del turismo in presenza vedrà un turista enogastronomico più consapevole e maturo, alla ricerca dell’autenticità dei luoghi e dei sapori, con un potenziale di crescita significativo per i locali storici delle città come tappa obbligata durante le visite, simili a monumenti facilmente accessibili, così come per i mercati di qualità nei centri urbani, che diventeranno sempre più “scrigni” di tesori enogastronomici a produzione locale. Hotel tematici, relais di campagna e glamping hanno un crescente gradimento. Ad intercettare questa tendenza, tra gli altri, il Monferrato con la proposta di Wine Glamping, l’azienda Ceretto a San Cassiano nel Cuneese con il percorso di wine trekking, che parte dall’orto dello chef Enrico Crippa del ristorante tre stelle Michelin “Piazza Duomo”; La Collina dei Ciliegi in Valpantena, che offre ai suoi ospiti la possibilità di soggiorno nella tenda glamping sul terrazzo della barricaia e varie escursioni a cavallo e in bicicletta.
Il 65% degli intervistati afferma infine di prestare molta attenzione all’alimentazione, perché è un modo per prendersi cura di sé stessi e per stare bene. Chiusi in casa, in famiglia o da soli, non abbiamo avuto più scuse per non prenderci cura di noi. Ed è cresciuto il desiderio di sposare un’alimentazione corretta e salutare, con il cibo che è quindi divenuto una sorta di “bene di conforto” per ritrovare un equilibrio sia psicologico che fisico. L’effetto di questa trasformazione continuerà nei prossimi anni, quando il consumer diventerà sempre più esigente e attento, ponendo il proprio benessere come uno dei fattori determinanti per la scelta di un itinerario o di una destinazione. Si moltiplicheranno i percorsi e le spa in ambito rurale, il concetto del bere responsabilmente. I ristoranti tesseranno rapporti sempre più stretti con i fornitori locali trasformandosi in loro ambasciatori comunicando la tracciabilità dei prodotti, scelta strategica per rassicurare i clienti sulla qualità dei piatti realizzati. Il viaggio diventerà occasione per rigenerarsi e riprogrammare le proprie abitudini; di conseguenza, i luoghi incontaminati saranno premiati perché, come affermano i principi alla base del giapponese Forest Bathing, la connessione con il mondo naturale allevia lo stress fisico e psichico. Esempi di questo tipo di approccio sono: il forest bathing a Borgotufi nelle foreste molisane e lungo i percorsi della salute in Valle Aurina; la palestra tra le colline del Prosecco a Villa Sandi; i viaggi olfattivi in Liguria tra i profumi delle erbe aromatiche; il percorso Olio&Benessere alla scoperta degli effetti benefici dell’olio in Valdichiana.