Colli Piacentini, tre cantine da non perdere in Val Nure

di Andrea Guolo

Dal borgo di Grazzano Visconti si raggiungono, anche in bicicletta lungo la pista ciclabile, tre realtà differenti e unite dalla qualità: Labrè, Romagnoli e La Tosa

Da Milano dista meno di un’ora, da Bologna non molto di più. Siamo a Piacenza, anzi in provincia di Piacenza, in una meravigliosa valle che riserva sorprese non solo dal punto di vista paesaggistico e ambientale ma anche – ed è quel che forse conta di più per chi ci segue – per la qualità dei vini che riesce a esprimere. Ogni azienda ha la propria specializzazione e la propria interpretazione del terroir. Le tre realtà che abbiamo visitato nel corso di Bike & Wine Press edizione Colli Piacentini – organizzata da Strada dei Vini e dei Sapori Colli Piacentini e che si è tenuta in contemporanea con Aromatica, viaggio nei profumi del vino, evento diffuso con 14 cantine aperte al pubblico per l’occasione – rappresentano un’ottima sintesi delle potenzialità e dei risultati già raggiunti nel territorio su diverse tipologie di prodotto: i vini da vecchie vigne nel caso di Labrè, la bollicina metodo classico per Romagnoli e la Malvasia di Candia per La Tosa. Ma andiamo per ordine.

DA RIVERGARO A GRAZZANO VISCONTI

Il viaggio sulle strade della Val Nure inizia da Rivergaro con il noleggio dei nostri potenti mezzi, che siano elettrificati o squisitamente muscolari, da Gagàbike Caffè, centro specializzato in bike renting ma anche pubblico esercizio dove poter gustare un ottimo caffè o un calice di Trebbianino per accompagnare la torta di patate e pancetta con cui facciamo la corretta base nutrizionale per affrontare le “dure salite” (praticamente è tutta pianura!) della valle piacentina, partendo da una località giustamente nota tra i milanesi, anche perché lo stemma dei Visconti è presente più o meno in ogni casa di questo borgo. Si tratta di Grazzano Visconti, borgo ottocentesco sorto attorno al castello di proprietà della nobile famiglia dei Visconti di Modrone ed edificato (il castello) nel 1395. L’antico maniero è visitabile per tutti e suggeriamo di farlo alla fine di ottobre quando tutto il borgo diventa una location “da brivido” per la celebrazione della vigilia di Ognissanti alias Halloween. Dopo la visita è già ora di pranzare, e la pioggia incessante della giornata dedicata al nostro viaggio ha reso ancora più confortevole e gustoso il fumante piatto di anolini in brodo che abbiamo degustato al Ristorante Biscione situato nel cuore del borgo, con tanto di Gutturnio prima frizzante per l’eventuale “sorbir” (così si chiama il mezzo bicchiere di vino rosso aggiunto al brodo, un gran finale di portata tipico dell’alta Emilia o della bassa Lombardia).

Il Castello di Grazzano Visconti (foto da sito grazzanovisconti.com)

LABRÈ, VIGNE ANTICHE E MALVASIA AROMATICA

Samuele Paraboschi, con il padre Leo e con la mamma che si occupa personalmente delle chiusure a gommalacca e delle etichettature a mano, ha aperto questa cantina-garage dedicata a tre vini fermi (Malvasia Aromatica di Candia, Barbera e un taglio bordolese) per una produzione complessiva di sole 8mila bottiglie. E si divide tra il lavoro, enologo per conto di un’azienda in Roero, e la passione che è Labrè, cantina con nome di origine longobarda che indicava il podere recintato e coltivato a piante da frutta o vigneto. La mission di Labré? Portare avanti quel che Delmo e Cesco, i vecchi proprietari della vigna poi acquistata dai Paraboschi, avevano impostato. Qui si lavora solo su vecchie vigne e si fa vino proprio perché ci sono le vecchie vigne: le più antiche risalgono al 1957. In totale, la superficie vitata è di 1,5 ettari e la Malvasia Aromatica è assolutamente il benchmark della cantina, visitabile liberamente nei fine settimana e su prenotazione negli altri giorni. La formula? “Io che faccio una testa grossa così alla gente, tra tanti assaggi e due fette di salame”, racconta Samuele. A proposito: il salame è delizioso, viene ammollato per un’ora nella Malvasia, poi pelato e affettato. I suoi vini si vendono perlopiù in provincia di Piacenza, qualcosa nella zona di Firenze e qualcosa all’estero, ma a Natale è già tutto venduto. In definitiva, fate in fretta prima che sia troppo tardi. In arrivo, tra un paio d’anni, un Passito da Malvasia.

La famiglia Paraboschi

LE BOLLICINE SORPRENDENTI DI ROMAGNOLI

Eccoci in una realtà, Romagnoli a Villò di Vigolzone, specializzata nella bollicina metodo classico, frutto della passione per la Champagne dell’antico proprietario, l’ingegner Antonio Romagnoli, che adorava il Cristal e piantò Pinot Nero e Chardonnay sulle colline della val Nure. L’azienda è stata successivamente acquisita dalla holding Fbh, attiva della logistica, che ha affidato la direzione ad Alessandro Perini, la cui visione va oltre i confini territoriali grazie alla conoscenza approfondita della realtà d’Oltralpe. In cantiere tantissimi lavori per rendere l’azienda, il cui corpo centrale risale al 1857, ancora più attrattiva in chiave hospitality. Al wine bar e all’area dedicata ai tasting, già pienamente operative, si aggiungeranno secondo il progetto una parte di hotellerie nel palazzo storico, per portare sempre più persone a scoprire la realtà dei colli piacentini. Si conta di inaugurare le 4 camere che saranno ricavate dai lavori nel 2026. La zona eventi invece sarà attiva già dal prossimo anno. Curiosità: dal 1986, la bollicina di Villa D’Este a Cernobbio viene prodotta qui, mica in Franciacorta o in Trentino… Completa l’offerta turistico-instagrammabile la panchina rossa gigante installata nei pressi della cantina.

LA TOSA, VINI E CUCINA

Agriturismo dal 1988, licenza agrituristica numero 13 della Regione Emilia Romagna, la prima in provincia di Piacenza. Oggi le donne lavorano nella parte food, gli uomini nella parte vino, e così è sempre stato del resto. I vini de La Tosa? Chiedete a Massimo Bottura e Lara Gilmore… Sono tra i loro preferiti, soprattutto le vecchie annate, di cui l’azienda ha una eccellente dotazione. Loro sono tra i pionieri dei vini fermi, che non fanno parte della tradizione piacentina. E questo essere pionieri dipende da un semplice fatto: i fratelli Ferruccio e Stefano Pizzamiglio sono milanesi, del quartiere Niguarda, e si sono innamorati di questo territorio. Invece di seguire l’attività del padre, che era medico, decisero di trasferirsi qui perché la medicina non era la loro passione. Per Stefano, in particolare, le vere passioni sono da sempre la poesia e il vino. Così la scelta di entrambi i fratelli è stata il vino, che da idea inizialmente confusa è diventata un progetto concreto e di successo: lasciare la città per la campagna e dedicarsi all’agricoltura. Il primo vino nasce nel 1985, tre anni dopo arriva l’agriturismo. Oggi in cucina c’è la figlia di Stefano, Gloria, maestra dei tortelli. Tra i piatti icona troviamo anche la torta di fichi di Albarola, denominazione comunale dal 2007. E sopra l’azienda è da visitare il Museo della Vite e del Vino.

I fratelli Ferruccio e Stefano Pizzamiglio

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