Nella città del Brunello, un tour impegnativo tra rossi e champagne… con un incontro speciale che ha congiunto tre cantine nel segno della bici (e dei calici).
di Andrea Guolo (con Giambattista Marchetto)
Un percorso tra colline verdi e oliveti, borghi e monasteri fino a Montalcino. Da Borgo San Felice in Chianti Classico la sgambata non è indifferente fino alla città del Brunello, ma ci ha consentito di attraversare tutte le Crete senesi fino al centro del bellissimo borgo di Buonconvento.
Un viaggio emozionante, nonostante la pioggia, perché non possiamo che sorridere scoprendo i vantaggi della e-bike come strumento di mobilità sostenibile che al tempo stesso permette di godersi il panorama senza doverci rimettere un polmone. L’idea di quei costanti saliscendi da percorrere senza l’aiutino delle funzioni “eco” o “tour” della pedalata assistita ci toglie ancora il fiato. L’ultima delle marce elettroniche, quella della disperazione mai toccata in precedenza, viene inserita quasi in pianta stabile durante la peggiore delle salite, quella che porta in vetta a Montalcino attraverso la strada bianca detta il Canalicchio.
Lo sforzo viene però ripagato dall’accoglienza dello stato maggiore del Consorzio di Tutela del Brunello di Montalcino, presente in piazza per un brindisi con la già grande annata 2016 all’impresa di Bike&Wine Press. Inoltre, il vicepresidente del Consorzio Riccardo Talenti e il direttore Michele Fontana ci hanno regalato col sorriso le magliette ufficiali del prossimo Giro d’Italia, che farà tappa proprio nella città del Brunello.
Già prima di “scalare” il Canalicchio, Bike&Wine Press aveva però fatto un passaggio con visita a Casato Prime Donne per rendere omaggio alla lungimiranza di Donatella Cinelli Colombini, considerata la madre dell’enoturismo made in Italy e ideatrice di manifestazioni di successo straordinario come Cantine Aperte. E mentre la pioggia ci graziava, qualche scatto ci stava a fianco delle opere d’arte sparse tra cantina e vigneti.
La sosta successiva è un tributo al più conosciuto nome della storia di Montalcino. Il viale alberato che conduce alla Tenuta il Greppo di Biondi Santi viene percorso trattenendo il fiato e all’arrivo c’è Lene Lunvald Bucelli, capo dell’ospitalità e del marketing, con una bottiglia di Champagne Piper Heidsieck (l’azienda è di proprietà del gruppo francese Epi) conservata per l’occasione. Le bollicine ci accompagnano da giorni, intervallando i grandi rossi toscani con un alleggerimento che diventa un gioco a metà giornata.
Di nobiltà in nobiltà, abbiamo percorso quasi senza batteria la strada per la proprietà di Fattoria dei Barbi, azienda di Stefano Cinelli Colombini (che recentemente ha dato alle stampe un prezioso libro sulla storia dei grandi imprenditori vitivinicoli di Montalcino) dove il vino fa parte di un’offerta molto ampia di prodotti, compresi i formaggi (degustati come aperitivo assieme ad altre prelibatezze) prodotti nel caseificio interno. La famiglia è stata pioniera dell’enoturismo, dato che già nel 1949 la taverna era aperta per avventori e clienti che potevano “degustare” i vini della cantina. Qui siamo stati accolti di fronte al focolare della Taverna con bocconcini ispirati dalle antiche ricette di famiglia, in abbinamento al Brusco dei Barbi, iconico Igt della cantina, e alle nuove annate di Rosso di Montalcino e Brunello, vini dall’eleganza di altri tempi.
Con grande pazienza, in Mastrojanni ci hanno atteso in grave ritardo (ma Oscar Wilde diceva che si può resistere a tutto fuorché alle tentazioni!) per l’inizio della seconda parte della giornata. Una seconda parte che sarà ricordata a lungo in quel di Montalcino… perché sancisce una pace duratura tra antichi concorrenti. E la celebrazione di questa pace – grazie anche al Metternich Dario Pettinelli – è avvenuta proprio in occasione di Bike&Wine Press.
In Mastrojanni infatti, al nostro arrivo, sono già presenti Paolo Bianchini, a capo di Ciacci Piccolomini d’Aragona, e Bernardino Sani, amministratore delegato di Tenuta di Argiano. Il padrone di casa Andrea Machetti, amministratore della Mastrojanni (azienda del gruppo Illy), ha aperto le danze della pace ospitando tutti per un pranzo nel quale i due giovani chef della tenuta, Raniero e Sara, hanno dato prova di grandi capacità. E si sa che il buon cibo è da sempre uno strumento di pace. Ad accompagnare il tutto, il Rosso di Montalcino annata 2019 delle tre aziende. Etichette che, seppur ciascuna con uno stile diverso, esprimono bevibilità e raffinatezza, ma anche un grande carattere, a dimostrazione di come questo vino sia concepito sempre meno come “cadetto” del Brunello e sempre più come espressione autorevole del territorio.
La pioggia a quel punto è imminente, ma Andrea Machetti non la teme e sale in sella alla sua e-bike per seguirci fino alla tenuta di Ciacci Piccolomini d’Aragona, dove nel frattempo si è spostato Paolo Bianchini per accogliere il gruppo con tutti gli onori. Il momento clou di questo passaggio è la visita al Museo della Bicicletta voluto dall’imprenditore, che ha un passato di ciclista a livelli di quasi professionista. Terminata la visita, Bianchini si presenta davanti a noi con una Colnago vintage color giallo e si aggiunge per la traversata che ci condurrà all’ultima tappa proprio alla Tenuta di Argiano, da dove nel frattempo è sceso l’agronomo Francesco Monari che è anche il capitano della squadra di Argiano all’Eroica.
Tutti assieme – chi con la pedalata assistita e chi con la potenza esplosiva nelle gambe esperte – abbiamo seguito le strade che saranno percorse dai campioni del Giro d’Italia.
Ed è già il momento della cena, alla quale i tre protagonisti si presentano con due etichette ciascuno di Brunello 2016: Brunello di Montalcino e Vigna del Suolo per Argiano, Brunello di Montalcino e Pianrosso per Ciacci Piccolomini d’Aragona, Brunello di Montalcino e Vigna Loreto per Mastrojanni. Avvenne mai qualcosa di simile nella storia ilcinese? Non è dato sapere, ma di certo un clima di così grande entusiasmo non lo si vedeva da molto tempo in quel di Montalcino. Una serata straordinaria, conclusa con la consegna delle borracce brandizzate e della mascherina speciale con la quale proseguiremo il viaggio verso la vicina denominazione di Montecucco, dopo un passaggio da Banfi.